Malinverno (Edizione Feltrinelli, pagine 336, costo 18 euro) nasce dalla vena poetica e fantasiosa di Dario Dara. Nato nel 1971, lo scrittore, dopo aver trascorso l’infanzia e l’adolescenza a Girifalco, in Calabria, ha studiato a Pisa, laureandosi con una tesi sulla poesia di Cesare Pavese. Numerosi i riconoscimenti ottenuti prima della pubblicazione di Malinverno quali il Premio Palmi, il Premio Viadana, il Premio Corrado Alvaro e il Premio Città di Como.

Le vicende rappresentate nel romanzo si svolgono a Timpamara e gli abitanti hanno nomi che evocano sogni e desideri.

Il protagonista Astolfo è guardiano del cimitero la mattina e al pomeriggio lavora in biblioteca. Ben presto verrà affascinato dalla foto di una donna posta su una lapide, priva di nome e cognome, senza nessuna indicazione circa la data di nascita e di morte. Una donna che lo turba a tal punto da indurlo a dare voce e nome a quel volto muto, misterioso e triste. La chiamerà Emma come la protagonista di Madama Bovary, libro da lui profondamente amato ed ogni giorno da innamorato andrà a farle visita. Intorno a tale vicenda si muovono, poi, personaggi stravaganti, taluni vivi altri estinti: dal resuscitato alla ragazza vedova alla vigilia delle nozze che tinge l’abito nuziale di nero e chiede ad Astolfo di celebrare il matrimonio, tanto agonizzato, con il defunto.

L’autore, sin dalle prime battute, palesa la capacità di trasformare in eventi importanti dei fatti ancorati alla quotidianeità e spesso privi di rilevanza, di donare ai morti la giusta collocazione nell’universo, voce a chi non riesce o non può farlo più.I pensieri, i sentimenti, i personaggi sono abilmente rappresentati e analizzati dall’autore con una forte carica introspettiva ed un infinito senso di umanità ed attenzione per i più fragili. Un libro che esalta la vita, riconoscendo importanza e dignità alla morte.

 

Maria Rosaria Ciotola

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