NAPOLI – Nel vicolo del centro storico, la luce del sole arriva solo in alcune ore. Tra i panni appesi e le piccole edicole votive che inneggiano a San Catello Santo, patrono cittadino e protettore degli stranieri, ci sono loro che studiano. Quei forestieri venuti da lontano. Dalle terre calde sono sbarcati nelle isole della Sicilia. E scampati a una tirannia finiscono in quello che un tempo era proprio il fortino da cui nasceva una dittatura. Quella del boss D’Alessandro. Così 20 giovani migranti provenienti da Nigeria, Ghana e Mali sono gli ospiti della palazzina confiscata nel 2007 all’omonimo clan stabiese e che oggi è affidata all’associazione “La casa della pace e la non violenza” specializzata proprio in questo tipo di accoglienza. Una ‘Asharam’ (termine che prende spunto dagli ashram ovvero le comuni di lavoro e della nonviolenza create da Gandhi prima in Sudafrica e poi in India) che è anche un presidio dell’associazione Libera contro le Mafie e sede operativa del circolo Legambiente locale e dell’associazione ecologica ‘Gli amici della Filangieri’.
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Le attività di accoglienza sono svolte dai giovani volontari delle associazioni. «Sono nostri coetanei ed abbiamo il dovere morale di ospitare persone che hanno bisogno del nostro aiuto – spiega Carmine Iovine volontario dell’Asharam -. Chiunque voglia aiutarci in qualsiasi modo può farlo venendo all’Asharam, siamo aperti dalle 10 alle 23. Nei prossimi mesi organizzeremo varie attività per creare punti di incontro tra la loro e la nostra cultura». I migranti attualmente sono impegnati in corsi di italiano ma nei prossimi giorni partiranno ulteriori attività di condivisione. Un lavoro che li vede protagonisti in Italia nell’ambito dell’integrazione. «È essenziale la solidarietà delle persone, soprattutto di chi abita e vive nella stessa città – spiega Maurizio Somma, presidente dell’associazione pacifista da anni impegnata nel mondo del sociale –. La solidarietà che bisogna rivolgere a questi ragazzi non deve essere meramente materiale bensì umana. E speriamo che a dare il buon esempio siano innanzitutto gli amministratori locali, a cui chiediamo di attivarsi concretizzando l’adesione al testo della “Carta di Pisa” (un codice etico per gli amministratori locali), la creazione di un consigliere per i migranti, votato ed eletto dalla comunità straniera presente in città magari attraverso una ‘consulta dei migranti’». Richieste che possano partire da Castellammare, trasformando così l’urlo di disperazione dei migranti lontani da casa in una voce da ascoltare e da riconoscere alla luce del sole.
di Maria Elefante