Nel suggestivo scenario dell’Accademia dell’Alto Mare si è tenuta l’assemblea generale dell’Associazione Italiana Trapiantati di Fegato. L’evento è stato il momento conclusivo delle tre giornate in cui si è articolata la V Festa Nazionale dell’A.I.T.F., tenutasi quest’anno a Napoli. «Un ringraziamento particolare al Comandante del Quartier Generale della Marina di Napoli, Capitano di Vascello Aniello Cuciniello,per la sensibilità e la disponibilità espresse ed il supporto offertoci», fanno sapere dall’ A.I.T.F. Campania ODV, che è la delegazione regionale dell’Associazione Italiana Trapiantati di fegato. Solo poche ore prima, nella Sala Moriello dell’Ospedale Cardarelli, si era tenuto il convegno “E pure in pandemia… abbiamo avuto Fegato”, nel corso del quale si è parlato di trapianti al tempo del Covid. Tanti gli esperti a confronto alle cui dissertazioni hanno assistito le delegazioni dell’A.I.T.F. provenienti da varie regioni italiane. L’associazione è stata fondata a Torino nel 1988 ad opera dei primi trapiantati piemontesi, mossi da Carlo Maffeo, per “sostenere moralmente e fornire il necessario aiuto concreto, diretto ed indiretto, ad adulti e/o bambini prima durante e dopo il trapianto”. Poi man mano, l’associazione ha aperto sezioni in tutta Italia accanto a quei presidi ospedalieri dove si effettuano trapianti epatici. Il tema della Giornata la dice tutta: i trapianti non si sono fermati con il Covid. In questo lungo periodo della pandemia, i trapiantologi del fegato hanno effettuato anche trapianti da donatori positivi al coronavirus. A Napoli sono giunti i vertici dell’associazione, il presidente, Marco Borgogno, ed il suo vice Leonardo Mongello. Nel convegno di sabato, aperto dall’infaticabile Carmela Lauri, presidente della Delegazione Campania dell’Associazione, si sono alternati al microfono il direttore del Centro Nazionale Trapianti, Massimo Cardilli; il chirurgo dei trapianti epatici delle Molinette, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Città della Salute di Torino, Renato Romagnoli, successore di Mauro Salizzoni che aprì la strada dei trapianti nel 1990; il direttore del Centro Trapianti del Cardarelli di Napoli, Giovanni Vennarecci, il quale ha spiegato come negli ultimi anni a Napoli siano aumentati, per la crescita delle donazioni, anche i trapianti epatici. Proprio nella “filiera” del trapianto –  da quando il paziente è preso in carico per tutte gli accertamenti che precedono l’intervento e poi per tutta la sua vita, nel delicato follow up – si inseriscono i volontari dell’AITF che, avvicinando e soccorrendo l’ammalato, sono capaci di testimoniare come la guarigione sia possibile per tutti. L’Associazione si prodiga anche per la diffusione della cultura della donazione che è la premessa indispensabile per riprendere una vita che si sta spegnendo.

di Mirella D’Ambrosio

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