Doris Lessing ricevette nel 2007 il premio Nobel alla letteratura come cantrice dell’esperienza femminile che con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa. Un premio ad una donna rivoluzionaria, che ci ha lasciato nel 2013, che ha raccontato in modo inedito la società del suo tempo spaziando dalla politica alla fantascienza passando per il sufismo, un ascetismo tipicamente islamico.

Una ribelle, ironica, fluviale , non ha mai trascurato alcun dettaglio nelle sue pagine nelle quali convivono tracce dei continenti vissuti quali l’Europa, l’Africa e l’Asia. Quello che spicca nei suoi romanzi è senza nessun dubbio la concezione della donna desiderosa di affermare la propria individualità sociale.

Pur rinunciando all’etichetta di femminista, la Lessing introduce nelle sue opere  una donna che rigetta una vita di cui non è padrona e che  si scontra con l’ipocrisia della borghesia della vita e della politica del suo tempo rappresentata  da uomini privi di una volontà di cambiamento ed ancorati ad un ferreo sistema patriarcale.

Nei suoi romanzi parla di donne sole per scelta, donne libere e fuori dagli schemi, donne forti, spaventate e fragili, donne che pagano ogni giorno le conseguenze delle proprie decisioni anticonformiste. Invita le donne a non colpevolizzare i crimini commessi dagli uomini, bensì a concentrare le proprie energie nell’educazione dei figli dalla quale passa la vera emancipazione femminile strettamente collegata anche allo sviluppo delle nuove tecnologie. Sostenere un bimbo al rispetto delle coetanee e, in generale, delle donne è il primo passo per fare in modo che la società diventi migliore e che tutti possano avere gli stessi diritti.

Educare un bambino al rispetto nei confronti dell’altro sesso equivale a promuovere un cambiamento, essenzialmente sociale, dei privilegi purtroppo attribuiti storicamente solo al genere maschile. L’emancipazione delle donne è collegata alle possibilità offerte alle nuove generazioni, di riflettere su se stessi e sul rapporto con gli altri.

Importante, secondo la scrittrice,   sviluppare la capacità di costruire relazioni basate sui principi di parità, equità, rispetto, inclusività, nel riconoscimento e valorizzazione delle differenze, così da promuovere una società in cui il libero sviluppo di ciascun individuo avvenga in accordo col perseguimento del bene collettivo.

L’educazione dei bambini e delle bambine al rispetto di genere  non può essere efficace a meno che non si operi soprattutto sui modelli culturali che sottendono, promuovono, e riproducono disparità di genere nella società.  L’azione di prevenzione deve articolarsi in percorsi educativi, orientati soprattutto a bambini, bambine e adolescenti, volti all’esplorazione, all’identificazione e alla messa in discussione dei modelli di relazione convenzionali, degli stereotipi di genere e dei meccanismi socio-culturali di minimizzazione e razionalizzazione delle discriminazioni di genere. Donna dal potere visionario…

di Maria Rosaria Ciotola

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