Nel 2022 l’Istat ha avviato la seconda edizione del Censimento permanente delle istituzioni non profit (INP), coinvolgendo nel periodo marzo – novembre un campione di 110mila unità. Il Censimento ha l’obiettivo di cogliere le peculiarità, il ruolo e la dinamicità di un settore strategico come il non profit in Italia, fornendone un quadro statistico ufficiale e affidabile. In particolare, i dati rilevati in questa edizione restituiscono informazioni su aspetti caratteristici e specifici del settore come le attività svolte dalle INP e i loro destinatari, le dimensioni economiche, le reti di relazioni, la comunicazione e la raccolta fondi, l’innovazione sociale, ma anche su tematiche più generali quali la responsabilità sociale, gli obiettivi di sviluppo sostenibile, la digitalizzazione e le conseguenze provocate dalla recente emergenza sanitaria da Covid-19.

Al 31 dicembre 2020 le istituzioni non profit attive in Italia sono 363.499 e impiegano complessivamente 870.183 dipendenti. Tra il 2019 e il 2020 le INP crescono dello 0,2%, meno di quanto rilevato tra il 2018 e il 2019 (+0,9%), mentre l’incremento dei dipendenti si mantiene intorno all’1,0% in entrambi gli anni.

Nel 2020, le istituzioni crescono di più al Sud (1,7%) e nelle Isole (+0,6%), sono stabili al Centro e nel Nord-ovest, in diminuzione al Nord-est (-0,5%).

Sebbene a partire dal 2018 siano cresciute di più nel Mezzogiorno, le INP presentano una distribuzione territoriale piuttosto concentrata: oltre il 50% è attivo al Nord, il 22,2% al Centro, il 18,2% e il 9,4% rispettivamente al Sud e nelle Isole. In riferimento ai dipendenti la concentrazione territoriale è anche più evidente: per il 57,2% sono impiegati nelle regioni del Nord contro il 20,0% del Mezzogiorno. La forma giuridica che raccoglie la quota maggiore di istituzioni (85,2%) resta l’associazione, seguono le INP con altra forma giuridica (8,4%), le cooperative sociali (4,1%) e le fondazioni (2,3%).

La distribuzione dei dipendenti per forma giuridica permane piuttosto eterogenea, con il 52,9% impiegato dalle cooperative sociali e quote che si attestano al 19,6% nelle associazioni e al 15,3% nelle INP con altra forma giuridica. Il settore dello sport raccoglie il 32,9% delle INP, seguono i settori delle Attività culturali e artistiche (15,9%), delle Attività ricreative e di socializzazione (14,3%), dell’Assistenza sociale e protezione civile (9,9%) (Prospetto 2). La distribuzione del personale dipendente, pur eterogenea, è concentrata in pochi settori: Assistenza sociale e protezione civile (48,4%), Istruzione e ricerca (15,0%), Sanità (11,9%) e Sviluppo economico e coesione sociale (11,4%).

Alla luce dei risultati della rilevazione campionaria il 72,1% delle INP attive nel 2021 si avvale dell’attività gratuita di 4,661 milioni di volontari. Anche se in calo rispetto agli ultimi dati disponibili riferiti al 2015 (-15,7%), i volontari italiani rappresentano uno dei pilastri portanti del settore, svolgendo attività che incidono fortemente sullo sviluppo economico e sociale del Paese, sulla qualità della vita, sulle relazioni sociali e il benessere dei cittadini. Occorre sottolineare quanto sia stato più che mai rilevante il loro contributo nel far fronte alle vulnerabilità e ai disagi sorti in seguito all’emergenza sanitaria da Covid-19. Sia in termini di istituzioni che di volontari la presenza più rilevante si registra nelle aree del Nord Italia, con il 29,3% di INP con volontari e il 30,2% di volontari nel Nord-ovest, e il 25,0% di INP con volontari e il 26,2% di volontari nel Nord-est.

Anche rispetto al numero di volontari presenti rispetto alla popolazione residente (790 volontari per 10mila abitanti a livello nazionale), prevalgono nella distribuzione sul territorio le regioni settentrionali, insieme a quelle centrali con 1.165 volontari per 10mila abitanti nel Nord-est, 892 nel Centro e 887 nel Nord-ovest. Nel Sud e nelle Isole si rilevano rispettivamente 492 e 509 volontari per 10mila abitanti. Anche se in tutte le aree del Paese si registra un calo del volontariato organizzato, la composizione percentuale dei volontari nelle diverse ripartizioni evidenzia una quota leggermente superiore a quella rilevata nel 2015 solo nelle regioni del Sud e in quelle del Nord-est.

Il commento del CSVnet–  “I dati sulla nuova rilevazione del Censimento Istat sulle istituzioni non profit certificano quanto queste siano fondamentali per la tenuta sociale del Paese, ma fotografano anche un settore messo alla prova, che ha bisogno di sostegno da parte delle istituzioni a tutti i livelli per continuare a fare la propria parte”. Così Chiara Tommasini, presidente di CSVnet, l’associazione nazionale dei 49 Centri di servizio per il volontariato commenta i primi risultati del censimento permanente delle istituzioni non profit.
“La pandemia e la conseguente crisi sociale ed economica degli ultimi tre anni – commenta Tommasini – hanno picchiato duro, incidendo anche sul numero dei volontari che, all’interno delle organizzazioni non profit, sono in consistente calo, passando dai 5,5 milioni rilevati nel 2015 ai 4,6 del 2021. Quanto i volontari siano fondamentali per il settore, e per tutto il Paese, è dimostrato dalla larghissima quota di realtà che possono contare su di loro, il 72% del totale. Per questo – aggiunge la presidente di CSVnet – servono politiche di sostegno e accompagnamento per facilitare il ricambio generazionale e favorire l’ingresso di nuovi volontari anche con campagne di promozione specifiche capaci di raggiungere i giovani già in età scolare. I Centri di servizio per il volontariato stanno intensificando il proprio lavoro per supportare le organizzazioni del terzo settore nella complessa transizione legata alla riforma normativa, per aiutarle nell’affrontare i maggiori adempimenti burocratici e amministrativi, favorendo anche percorsi di digitalizzazione quanto mai utili e necessari, ma che si scontrano, come certifica anche Istat nella sua fotografia, con una carenza di risorse da parte del non profit stesso. Sempre dai dati Istat emerge quanto il terzo settore stia mettendo in campo crescenti reti di relazione con i soggetti locali: c’è bisogno che il suo ruolo di attore partecipante ai tavoli di co-progettazione venga riconosciuto e valorizzato anche e non solo nella prospettiva di attuazione del Pnrr. I fronti su cui lavorare insieme alle istituzioni a tutti i livelli, dal governo alle amministrazioni locali, sono molti e occorre che ognuno faccia la sua parte per poter sostenere un mondo imprescindibile per la coesione sociale dell’Italia”.

A questo link è possibile visualizzare i primi dati della ricerca ISTAT.

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