Come può un caffè diventare un’arma contro la solitudine? Se il mondo scientifico procede a rilento e non riesce a dare risposte immediate, se il sollievo della comprensione viene rimandato a causa della disinformazione, se le competenze sono poche e frammentate, è il caffè ad andare in soccorso a ragazzi e famiglie che vivono un disagio.
Il caffè, o meglio, un AspieCafé. Famiglie, operatori e giovanissimi si aiutano ed auto aiutano nell’affrontare la fatica di vivere in un contesto che non accoglie e spesso non comprende le diversità invisibili, e lo fanno grazie al piacere di incontrarsi, con il pretesto di prendere un caffè insieme.
AspieCafé è una iniziativa partita un paio di anni fa, grazie all’idea lanciata dall’associazione Gruppo Asperger Campania. «Spesso i nostri ragazzi non hanno un gruppo di amici con cui condividere tempo libero – spiega Angela Silletti Restucci, presidente dell’associazione Gruppo Asperger Campania – ed AspieCafè è un’ opportunità per provare a sviluppare rapporti amicali, in base ai propri valori ed interessi, al di fuori del contesto strutturato. È un’opportunità, un’opportunità grande». Inizialmente l’idea si è sviluppata e strutturata a Napoli centro. Adesso, in attesa di reperire fondi, su Napoli città l’iniziativa è ferma e in procinto di ripartire a settembre. A Caserta e Salerno invece gli incontri proseguono con cadenza settimanale. Al momento gli associati sono circa una novantina, e le cose da mettere in calendario sono tantissime: «La prima cosa fatta – prosegue il presidente – è stato prendere contatti con l’Ordine degli Psicologi. Abbiamo bisogno di supporto, noi e i ragazzi, e c’è ancora troppa poca conoscenza di come funzionino certe condizioni».
Per queste famiglie, nella nebbia legata alla mancanza di formazione e informazione, nel mare dei sentimenti di frustrazione e senso di abbandono che i disagi portano con sé, incontri di questo genere rappresentano talvolta l’unica scialuppa di salvataggio per provare a destreggiarsi tra i mille problemi legati alle condizioni di diversità. Una diversità, a dirla tutta, non convenzionale: il mondo dell’autismo è grande, è vasto, è variegato. E spesso a fare i conti ci si inganna, perché non è vero che autismo = ritardo cognitivo. Anzi. A volte le disabilità non sono cognitive. A volte sono fisiche. A volte sono relazionali. Ma sono tutte parimenti dolorose sia per i ragazzi che vivono questo disagio, sia per le loro famiglie.
Spesso la letteratura medica non è abbastanza profonda, aggiornata e interessata a spiegare e affrontare quella porzione di autismo legata agli Asperger.
Ma probabilmente un modo efficace di spiegare questa condizione a chi non ha proprio idea di cosa sia, si trova tra le pagine della prima stesura di un libro da poco uscito per Mondadori, IL SAPORE DELL’ALBICOCCO, di Nicola Pesce, scrittore ed editore originario di Salerno, che ha fatto del suo essere Asperger un punto di forza: «Quanto poco ne sa ancora il 99% della popolazione sull’autismo e, nel mio specifico caso, sull’essere Asperger – si legge – secondo molti, ahimè, siccome mi vedono normale allora sono normale. Purtroppo no. La mia “normalità” è frutto di un addestramento quarantennale al camuffamento. Ma c’è un mare di dolore in questa normalità». Un parlare a cuore aperto, che prosegue così: «Pochi giorni fa mettendo a posto casa ho ritrovato un quadernone a quadretti di quando ero piccolo. Allora ero meno bravo a camuffarmi. Mi ricordo che con il mio “migliorissimo amico” del cuore dell’epoca facemmo una scommessa. Era il giorno che a scuola spiegarono le tabelline. “Vediamo chi scrive sul quadernone entro domani più multipli di due?” mi disse. Oh, non l’avesse mai detto. Io cominciai già in classe, poi a casa… immaginavo il mio amico che febbrilmente a sua volta scriveva quei numeri. A mezzanotte avevo finito l’intero quaderno. Ero arrivato a 6.800. La mattina dopo arrivai a scuola tutto contento, il quaderno mi scottava tra le mani. Lo mostrai al mio amico Armando. Beh, lui aveva riempito una paginetta. Era arrivato a 120 circa. Lì avrei dovuto capire tante cose. Nel bene e nel male. Nella vita tutte volte che qualcuno si impegna, è arrivato a 120. Io sono arrivato a 6.800. Lui però ha vissuto, io no. E quando apro il quaderno, ecco, all’istante quando apro il quaderno, tutti si rendono conto che sono una cosa fuori dal mondo. E allora io nel corso degli anni innanzitutto ho imparato a non aprire più il mio metaforico quaderno. E voi mi vedete, ci vedete da fuori, a noi Asperger, e ridiamo e parliamo come voi, e pensate che alla fine essere Asperger non sia poi un gran problema. Solo che non sapete che abbiamo, metaforicamente, quel quaderno appresso. Il nostro dolore è ben nascosto ai vostri occhi. Ce lo avete insegnato voi, senza cattiveria alcuna, me l’ha insegnato Armando quel giorno, che io sono diverso, che noi siamo diversi. C’è un dolore in noi che non potete arrivare a comprendere. Ma, se potete, quando uno vi dice che è Asperger, rispettate il suo dolore».
Per chi volesse contattare i referenti di AspieCafé, le info sono disponibili sul profilo Facebook, email: info@aspergercampania.it; Telefono (presidente): (+39) 338 163 4890; Telefono (referente adulti): (+39) 380 158 0661
I luoghi destinati attualmente agli incontri sono: Napoli, Punk tank Cafe’, piazza Dante 40. Salerno, Punto e Virgola Cafe. Caserta Gran Caffè Margherita.
di Nadia Labriola

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