di Luca Mattiucci*

Era l’ottobre del 2009 quando il Presidente francese Sarkozy si vide recapitare sulla propria scrivania un rapporto di 291 pagine. “Riforma dei metodi di calcolo della ricchezza nazionale”, questo il titolo del dossier che recava la firma, tra le altre, del Nobel americano Joseph Stiglitz, da cui il nome della Commissione alla quale era stato affidato il difficile incarico di calcolare “l’inafferrabile”. Sino a quel momento, infatti, economisti e statisti di ogni parte del mondo, laddove sorgeva la necessità di calcolare il benessere di un Paese e dei suoi cittadini, si rifacevano al PIL ( prodotto interno lordo) che null’altro è se non la risultante di consumi finali, investimenti ed esportazioni nette che una Nazione realizza nell’arco di un anno. Ma si può davvero ridurre a questo il grado di benessere di uno Stato? E se l’allora candidato Presidente degli Stati Uniti Robert Kennedy si pose l’interrogativo, a rispondergli sempre negli anni ’70 ci pensò un africano: Jigme Singye Wangchuck, re del Buthan, che ideò il concetto di FIL ( felicità interna lorda), ovvero non più il prodotto economico a tutti i costi bensì il grado di benessere raggiungibile da una collettività e che non necessariamente deriva dal guadagno meramente economico. Da allora ad oggi il caso francese è forse l’unico che metta in risalto un crescente interesse per il neonato indicatore. Ma, se per comprendere che forse è giunto il momento di ripensare a stili di vita nuovi ed alternativi,capaci di centrarsi più sul benessere che sulla ricchezza in grado di tenere in considerazione il Nord del mondo “consumatore di risorse” così come il Sud del mondo “sfruttato” , ci sono voluti trent’anni e con buona probabilità ne abbisogneranno altrettanti per fare si che pratiche del genere vengano messe a sistema. Oggi, quindi, non resta che tenere alta l’attenzione e soprattutto il livello di informazione.  Comprendere, infatti,  il valore di uno stile di vita eco-compatibile è necessario per inziaire a ripensare il nostro futuro. Ad un futuro capace di ripensare ad un’economia in crisi, dove anche i valori sembrano latitare.

*direttore responsabile

Comunicare il Sociale

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