di Margherita Hack*
“Lavorare meno, lavorare tutti”, recitava uno slogan sindacale di qualche anno fa. Probabilmente, sarà questa la direzione che prenderemo tutti : vecchi e giovani. Dobbiamo, infatti, trovare il modo di convivere: i vecchi con la loro voglia di vivere e una salute sempre migliore e i giovani con le inevitabili difficoltà che riserva loro il futuro. Entrambi con la legittima voglia di lavorare e produrre. Certo, di buono c’è che si vivrà tutti meglio: le battaglie del passato contro le malattie e i grandi affanni della vita le stiamo vincendo. E una buona parte le abbiamo già vinte. La qualità dell’esistenza è migliorata per tutti, anziani e non. E questo vale per tutto il cosiddetto “primo mondo”, quello sviluppato. Ecco perché la foto dell’uomo anziano impegnato a lavorare uno splendido pezzo di campagna non è solo la foto del futuro italiano, ma di tutto il pianeta. Nell’anno in cui si celebra l’invecchiamento attivo, dunque, l’ultima cosa da fare è preoccuparsi o arrovellarsi: le persone vivono di più e vivono meglio. E questa davvero non può essere considerata una cattiva notizia.

* astrofisica, testimonial dell’associazione Auser

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