In questi giorni è stata pubblicata la Relazione della Corte dei Conti sull’attuazione delle misure previste dalla legge n. 112/2016 (sul Durante, Dopo di Noi), adottata con delibera del 23 dicembre scorso n. 55/2022/G (qui consultabile).

Con tale relazione si è svolto il controllo sulla gestione delle risorse allocate, verificando la corrispondenza dei risultati agli obiettivi previsti come da raggiungere dalla legge e valutando comparativamente costi, modi e tempi di svolgimento dell’azione amministrativa. Tale relazione dà una chiave di lettura integrativa rispetto alla Relazione che il Governo deve fare al Parlamento entro il 30 giugno di ogni anno (che tra l’altro manca da oltre 3 anni), visto che con tale altra relazione si guarda più che altro al merito degli interventi posti in essere rispetto alle varie misure previste dalla legge sul Dopo di Noi.

Purtroppo, la Relazione conferma quanto dalle Famiglie Anffas più volte denunciato, nel tempo, senza mai ottenere la dovuta attenzione soprattutto da parte di molte regioni ed ambiti territoriali, con la conseguenza che oggi siamo tutti chiamati a prendere atto di criticità piuttosto che poter commentare i tanti effetti positivi che una legge tanto innovativa quanto opportuna ha prodotto e sta producendo nel far prendere consapevolezza sulla necessità di progettare il “Dopo di Noi nel Durante Noi”, nonché di riordinare le soluzioni per l’abitare e promuovere percorsi di progressiva deistituzionalizzazione.

La relazione, quindi, mette in evidenza una serie di criticità ma conferma la portata innovativa della legge 112 che, ove correttamente applicata, come avvenuto in molti casi, permette mirati e personalizzati interventi a supporto di un progetto individuale di vita per ciascuna persona con disabilità in vista del suo progressivo distacco dalla famiglia di origine e l’acquisizione di una propria identità da persona adulta. 

Il principio ispiratore della legge è infatti quello di rendere concreto il diritto delle persone con disabilità di essere libere di scegliere dove, come e con chi vivere senza mai essere adattate ad una specifica sistemazione.

Per fortuna leggiamo nelle dichiarazioni rilasciate dal Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, che verrà insediata, a breve, una apposita Commissione proprio per analizzare queste criticità e trovare il modo di dare concreta e compiuta attuazione alla legge 112 in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale: in tal senso, ovviamente, la collaborazione di Anffas non mancherà certamente. 

Oggi in sostanza abbiamo una massa di risorse ancora da spendere pari ad oltre 216,5 milioni di euro (ossia oltre tre volte l’attuale valore annuale del Fondo) e questo lascia riflettere sulla capacità di progettare interventi, ma anche di rendicontarli, determinando, tra l’altro, che quasi mai si determina un flusso costante di risorse nel tempo che dovrebbe invece essere funzionale alla possibilità di seguire una programmazione nell’erogazione delle prestazioni. A ciò si aggiunga che ormai sono divenute indisponibili, dopo essere state conservate in conto residui per molti anni, alcune risorse andate in c.d. “perenzione amministrativa”, tanto che al 2021 risultano andati persi 4,75 milioni di euro.     

Anche il numero dei beneficiari finali delle misure da attivare con risorse a valere sul Fondo per il Dopo di Noi (seppur queste di altissimo pregio in alcuni casi) deve far riflettere su come vengono individuati i potenziali fruitori delle misure: a volte come Anffas abbiamo registrato in alcune Regioni l’adozione di criteri di accesso del tutto stringenti e neppure giustificati dalla norma statale e dai decreti di riparto. In altri casi Anffas ha visto che un non congruo budget di progetto costruito nel progetto individuale di vita ha fatto desistere molti che avevano inizialmente richiesto di accedere a tali misure. 

Sebbene durante la predisposizione della legge si fosse valutato in 100.000- 150.000 le persone che avrebbero potuto richiedere di accedere alle ridette misure, la relazione al Parlamento di fine 2019 con i dati al 31.12.2018 parlava di poco meno di 6.000 persone con disabilità grave, con l’indicazione oggi della Corte dei Conti di un dato solo leggermente aumentato, nonostante siano passati altri anni, giungendo a 8.424 persone che in totale hanno fruito di tali misure con risorse a valere sul Fondo statale. 

Molto spesso il Dopo di Noi lo si sta costruendo privatamente con le realtà del Terzo Settore e con le risorse delle persone con disabilità, come purtroppo rilevato dal censimento Anffas di fine 2019, persino citato nella Relazione della Corte dei Conti. Dato questo che, ovviamente, sfugge alla rilevazione della Corte dei Conti ma che testimonia della portata generativa, dal basso, che accompagna questa importante legge.

Altro elemento che la Corte ricorda, così come rilevato anche da Anffas, è quello che non si possa continuare a vivere nella propria abitazione senza altre persone con disabilità grave, specie per accedere alla Misura b) (una delle misure finanziabili con le risorse del fondo), dove invece semmai occorre anche prevedere una modifica normativa, qualora mai ce ne fosse necessità, per creare anche questa opportunità.  

Ultimo grande aspetto da non sottovalutare è lo scarsissimo ricorso ai meccanismi giuridici di protezione e destinazione delle risorse patrimoniali della persona con disabilità e della famiglia, attraverso le assicurazioni o il ricorso a trust, vincoli di destinazione degli immobili e mobili registrati e fondi fiduciari. 

Durante i lavori di preparazione della legge n. 112/2016 erano state fatte delle proiezioni circa il ricorso massivo a tali meccanismi giuridici e quindi alle agevolazioni fiscali previste negli articoli 5 e 6 della legge per tali strumenti, tanto da aver preventivato 51,958 milioni di euro per minori entrate per l’anno 2017 e 34,050 milioni di euro a decorrere dal 2018. Come però registra la Corte dei Conti, fino all’anno 2020 e quindi fino all’anno di imposta 2019,  le minori entrate rilevate sono state pari a 7.431.800 euro con circa 145 milioni di euro che invece sono entrati nelle casse dello Stato (a dispetto delle previsioni di minori entrate) e che adesso devono essere riassegnate al Fondo Statale per il Dopo di Noi per attivare ulteriori misure dirette a tutela delle persone con disabilità grave, così come prevede l’articolo 9 della Legge n. 112/2016. 

Desta però preoccupazione il passaggio di pagina 66 della relazione della Corte dei Conti in cui si legge “è da ritenere che le risorse corrispondenti alla minore esigenza di copertura siano state rese disponibili per le finalità di quest’ultimo Fondo. In tale direzione sembra essersi orientato il MEF che, da quanto da ultimo comunicato, ha considerato le minori entrate ormai incorporate nelle previsioni annuali di bilancio, che fanno riferimento al gettito effettivamente realizzato, a prescindere, dagli effetti finanziari stimati ex ante nelle relazioni tecniche, ritenuti ormai superati”: ove fosse confermato tale orientamento si verrebbe a determinare una sottrazione di fatto delle complessive risorse per circa 150 milioni di euro e questo vede il forte disappunto di Anffas.

“Il nostro auspicio” dichiara Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas, “è che questa relazione possa essere considerata “un grosso sasso nello stagno” e che finalmente si prenda tutti coscienza e consapevolezza che le persone con disabilità ed i loro familiari non possono più attendere per vedere predisposti ed attuati loro progetti di vita soprattutto per avere accesso alle misure previste dalla legge 112. Alla politica e allo Stato centrale- prosegue e conclude il presidente – chiediamo di commissariare senza indugio tutte quelle regioni e quegli ambiti inadempienti o rimuovere i funzionari che non fanno il loro dovere, piuttosto che ritardare o ritirare i finanziamenti che finiscono solo con il penalizzare le persone con disabilità ed i loro familiari”.

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