Una “scuola di legami” capace di unire i diversi punti di un territorio, ricostruendo una tela che sappia intrecciare il rapporto tra i diversi volti dei Quartieri Spagnoli di Napoli come intrecciato è il dedalo di vicoli e viuzze che ne disegnano il profilo. Non solo, ma un progetto che sappia anche ricucire quel rapporto tra cittadini e istituzioni spesso avvertite come distanti. È ambizioso ma al contempo semplice da immaginare il progetto Agoghé, nato da un’idea del filosofo Giuseppe Ferraro, fondatore dell’associazione “Filosofia fuori le Mura”, e finanziato nell’ambito del PON Metro Napoli “Spazi di Innovazione Sociale – Percorsi di inclusione attiva” – I Quartieri dell’innovazione. Agoghé gode del supporto dal CSV di Napoli.

«I Quartieri Spagnoli – spiega Ferraro – sono un agone sociale dove la gioia di vivere si mescola con il dispiacere di esistere, dove la creatività si disperde. Agoghé è esattamente l’espressione dell’addestramento a questo agone sociale, dell’allenamento sociale, e fa perno sulle figure dei social trainer che hanno questo compito di tenere insieme le relazioni personali con le regole sociali, di tenere la creatività nelle regole perché non sia dispersa. E perché i Quartieri siano una scuola dei legami sociali. Questa è la prospettiva di Filosofia fuori le mura che ha dato vita al progetto Agoghé».

Proprio per valorizzare le istanze che partono dal quartiere e offrire una nuova opportunità a cittadini e giovani volenterosi, Agoghé si è posto l’obiettivo ambizioso di costruire reti sociali permanenti che facciano della cittadinanza attiva e della partecipazione collettiva un vessillo di comunità.

Le guide sociali di Agoghé: i social trainer – Per riuscire nell’obiettivo, il progetto Agoghé intende formare 5 social trainer, la nuova figura professionale di “guide sociali” dedite allo sviluppo della comunità sociale, catalizzatrici di relazioni e interazioni, punto di riferimento per gli abitanti del territorio e artefici di un nuovo modo di far socializzare l’ecosistema comunitario dei Quartieri Spagnoli. La sfida dei social trainer di Agoghé è proprio quella di far dialogare, interagire e integrare il tessuto territoriale, collegando fra loro le attività commerciali, quelle artigianali, turistiche, artistiche e museali che impreziosiscono i Quartieri Spagnoli. Definiti anche come “ausiliari di cittadinanza”, lavoreranno a stretto contatto con i cittadini del territorio per risvegliare in loro un senso di appartenenza, di bellezza, di coscienza collettiva che sappia prendersi cura del prossimo, dell’ambiente, delle strade e dei luoghi. I social trainer, che per diventare tali seguiranno un corso di formazione di 100 ore, saranno delle figure poliedriche: per facilitare la partecipazione collettiva allo sviluppo territoriale e sociale, informeranno sulle opportunità imprenditoriali, civiche e amministrative, di servizi e diritti, a disposizione di tutti. Sosterranno anche iniziative per l’inclusione sociale e lavorativa delle persone più fragili e saranno artefici di interventi itineranti e tour esperenziali di comunità, per diffondere e condividere cultura e tradizioni locali.

Il crowdfunding di Agoghé e il ruolo del CSV di Napoli – Per cambiare la città e “farla diventare una scuola dei legami”, come nell’obiettivo iniziale degli ideatori del progetto, è necessario l’impegno e il supporto di tutti. Proprio per questo motivo, supportato dalla consulenza del CSV di Napoli alle imprese sociali, Agoghé ha lanciato una campagna di crowdfunding sulla piattaforma BuonaCausa.org con la finalità di rendere il progetto sostenibile nel tempo.

Il Centro Servizi per il Volontariato di Napoli, infatti, ha svolto un ruolo di accompagnamento e supporto nel rafforzare le competenze dei volontari negli ambiti giuridico, fiscale, assicurativo, del lavoro, progettuale, gestionale, organizzativo, della rendicontazione economico-sociale, della ricerca fondi, dell’accesso al credito. E la campagna di crowdfunding di Agoghé è il primo frutto di un lavoro di assistenza, ausilio e confronto che da sempre porta avanti per le imprese sociali.

di Federica Colucci

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