I Laboratori di Educativa Territoriale sono fermi praticamente ovunque in Italia almeno sino al prossimo per effetto delle disposizioni del Governo che ha imposto ed anzi ora prolungato sino al 3 aprile la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado e delle altre attività didattiche, al fine di evitare per quanto possibile il contagio da Coronavirus. Da allora, siamo oramai ad una settimana di distanza dall’approvazione di quel Dpcm, migliaia di educatrici ed educatori in tutt’Italia sono finiti nel limbo con un avvenire lavorativo fattosi se è possibile ancora più incerto, dato che già in precedenza le difficoltà non mancavano in un settore spesso arrancante per mancanza di visione complessiva (e di sufficienti risorse economiche).
Lo stop –  Le varie progettualità, a seguito della comunicazione, con annessa ordinanza, della Direzione Politiche per l’Infanzia e l’Adolescenza del Comune di Napoli che si è attenuta a quanto disposto dal Dcpm del 4 marzo, sono tuttora in stand-by a discapito sia della crescita culturale, sociale, pedagogica di ragazzi napoletani provenienti sovente da contesti familiari e ambientali difficili e della professionalità degli educatori. Una preoccupazione immensa che ha spinto alcuni operatori del settore in città a tenere nella mattinata di ieri un sit-in all’esterno di Palazzo San Giacomo con l’intenzione di chiedere un intervento immediato, per quanto sia nelle proprie possibilità e competenze, dell’Assessorato al Welfare retto da Monica Buonanno. I manifestanti di piazza Municipio sono quelli rientranti nella sigla E.C.O., acronimo di Educatori Consapevoli Organizzati che stanno cercando di allargare il fronte delle rivendicazioni. «Gli educatori – affermano i promotori dell’iniziativa – rivendicano il pieno riconoscimento del loro stipendio a prescindere dalla lunghezza dell’interruzione del servizio che non è seriamente preventivabile». Parole di allarme dettate da due incertezze, una connessa all’altra. Primo: l’aggressività del Covid-19 non permette di fare previsioni nemmeno a lungo termine e quindi ipotizzare ora un ritorno alla normalità sembra più un azzardo. Secondo: il dubbio che le ore perdute in questa fase di stasi siano poi effettivamente recuperate e quindi pagate agli operatori. In proposito, da E.C.O fanno riferimento a quanto deciso dal Comune di Bologna che si è detto pronto a riconoscere agli educatori del capoluogo emiliano lo stipendio anche nel periodo di interruzione forzata. «Vogliamo il 100% del nostro stipendio» aggiungono gli stessi educatori che ribadiranno lo stesso concetto in un incontro con l’assessore Buonanno previsto per il primo pomeriggio di venerdì.
Le parole degli educatori – In chi ogni giorno vuole contribuire alla formazione dei ragazzi alberga l’ansia di vedere sfumare un percorso costruito negli anni con sacrificio. «La situazione si è fatta davvero seria dopo gli ultimi sviluppi» afferma Gloria, educatrice di Bergamo trasferitasi a Napoli e coinvolta in alcuni progetti di educativa territoriale e alla scuola per l’infanzia. «Già ogni volta che c’è un allerta meteo o chiusure straordinarie per qualsiasi ragione – aggiunge – non possiamo sostare all’interno delle strutture scolastiche o comunque pubbliche in cui siamo inseriti e prestiamo servizio. Siamo costretti a rimanere a casa trovare delle alternative come ad esempio fare delle attività al di fuori della locazione adibita. E, in quei casi, il nostro stipendio si riduce». Emiliano Schember, che lavora nei Laboratori di Educativa Territoriale con la Cooperativa Sociale Assistenza e Territorio si chiede: «Materialmente quando davvero lo recuperi un mese di lavoro? In futuro potrà anche darsi che con il ripristino delle attività riusciremo a percepire i soldi che ora perdiamo ma ora, a marzo, ad aprile, io dovrò campare con la metà dei soldi (che in busta sono già pochini). I sindacati e i rappresentanti degli enti (Legacoop, Confcooperative, ecc.) hanno ipotizzato il ricorso al Fondo Integrativo Salariale, che però andrebbe finanziato ed esteso ad un numero di categorie mai visto prima ma che comporterebbe una perdita del 20/30% dello stipendio».
L’assessore –  Dal canto l’assessore comunale al Welfare Monica Buonanno confermando l’incontro di venerdì dice di «comprendere la preoccupazione degli educatori data la sospensione dei Servizi Educativi. Sono giustamente preoccupati per la loro stabilità lavorativa e insieme abbiamo iniziato un percorso per capire le modalità cui far fronte, in modo condiviso, alla situazione attuale».

di Antonio Sabbatino