di Luca Mattiucci*
“I Media ignorano il sociale”. Quante volte ci è capitato di sentirlo dire dagli addetti ai lavori? Decine e decine di tavole rotonde, corsi di laurea, convegni ed incontri centrati sull’importanza di dover comunicare il sociale vengono organizzati durante l’anno.
Vuoi per sviluppare attività di fund-raising o per attrarre nuovi volontari, vuoi per legittimo narcisismo, sono centinaia le associazioni, le cooperative e le fondazioni che si arrovellano per individuare iniziative ed idee originali da proporre alle redazioni per favorire la diffusione dei loro messaggi, per far conoscere i loro successi o per lanciare allarmi sulle questioni più urgenti.
E se è vero che il problema della “vacanza mediatica” delle “buone notizie” esiste ed è reale, per un Terzo Settore spesso relegato alle brevi di cronaca, decisamente in contrasto con quello che è il volume di risultati “silenziosi” di cui beneficiano le categorie “svantaggiate”, un appunto, però, è d’obbligo: anche quest’anno durante i pochi giorni di vacanza mi è capitato di dover ascoltare le lamentele dei colleghi della mia e di altre testate che dichiaravano senza sé e senza ma una moria di notizie sociali.
Giornalisti, che durante l’anno sono costretti a dover “scartare” le buone notizie in favore di fatti di cronaca più o meno urgenti seguendo una scaletta preordinata delle priorità, si meravigliano del blocco improvviso.  Caselle di posta capaci di ingurgitare circa duemila notizie al giorno, con buona pace di chi è preposto a selezionare tra note stampa, comunicati e denunce, da un giorno all’altro si ritrovano a ricevere poco più di dieci notizie. Per le agenzie di stampa non va meglio: notiziari iper-affollati nel periodo autunnale, rarefanno la pubblicazione di notizie sociali sino ad azzerarle nel mese di agosto.
Insomma, la comunicazione sociale pare arrestarsi, a voler esser precisi, attorno al 15 di luglio per poi concludere il suo periodo di “carestia” nella prima decade di settembre. Eppure in questi mesi estivi sarebbe utile e giusto dare spazio e visibilità. Alle migliaia di volontari che proseguono la loro opera assistendo gli anziani, od ancora quelli impegnati in prima linea nell’antincendio boschivo, a chi rinuncia alle vacanze per stare accanto ai diversamente abili costretti in città, a chi sceglie una vacanza in colonia per garantire ai più piccoli un’estate normale, a chi batte di notte la città per prestare aiuto alle prostitute ed ai senza fissa dimora, a chi sceglie di continuare ad occuparsi dei rifugiati politici, che qui assomigliano più a dei deportati.
Insomma, il Sociale pare non andare in vacanza ma la sua comunicazione pare proprio di sì. Un’opportunità mancata e aggiungerei imperdonabile, quella di non fornire “materia prima” ai giornali che in questo periodo risultano affamati di notizie e parchi nell’elargire spazi. Un insegnamento che i piccoli partiti sembrano aver imparato a memoria: non potendo dettare l’agenda politica durante l’anno, si sbizzarriscono con la calura regalando dichiarazioni strampalate e idee improbabili che, a torto od a ragione, gli fanno meritare pagine e pagine ad essi dedicate. Il resto? Il resto lo abbiamo letto sotto l’ombrellone: intere colonne dedicate a un uomo che corre sui tetti ubriaco credendo di essere un ragno o ad un altro che indossa il costume da uomo pipistrello prima di lanciarsi nel vuoto, poi libero spazio a chi prefigura una terza guerra mondiale.
Poi l’omicidio di  Gaetano Marino, uno dei pezzi da 90 della Scampia di Gomorra, a pochi metri dal mare di Terracina segna il rientro dalle vacanze. E’ la cronaca, quella nera inchiostro, che ripiomba a bomba macchiando le pagine di storia recente della nostra bella Italia raccontata dai media, in tutto il mondo stavolta ed a caratteri cubitali, come il posto dove si può assistere ad un omicidio sotto l’ombrellone, comodamente seduti sulla propria sdraio.
Si chiude il giornale, si sorseggia una granita, si alzano gli occhi verso il cielo. In lontananza i primi tuoni annunciano un temporale. Si torna alla vita di ogni giorno, con il rimorso che forse quelle pagine le si sarebbe potute riempire meglio. Oppure no?

twitter @lucamattiucci

* direttore responsabile Comunicare il Sociale


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