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“Sprigioniamo i sapori”: quando il carcere diventa impresa

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di Stefania Melucci
RAGUSA. In carcere inizia il riscatto per i detenuti delle case circondariali di Ragusa, Modica e  dell’Ufficio di esecuzione penale esterna di Ragusa. I detenuti hanno svolto un periodo formativo in cucina o come addetti alla manutenzione di impianti termici e idrici all’interno del progetto “Rompete le righe”, la loro esperienza ora segna una svolta. Dal percorso, concluso a giugno, è nata l’impresa sociale “Sprigioniamo sapori” che si dedica al catering. Al momento lavorano quattro detenuti del carcere di Ragusa e due professionisti esterni che si occupano di ristorazione all’interno della casa circondariale. La scommessa è quella di portare le loro professionalità all’esterno, fuori dai luoghi di detenzione.

“COSI’ SI COSTRUISCE UNA SOCIETA’ PIU’ SICURA” – “Rompete le righe”, che rientra nella programmazione 2007/2013 del Fondo Sociale Europeo, ha coinvolto tra i vari partner il Consorzio “La Città solidale”, l’En.A.I.P., il consorzio “Mestieri”, la provincia di Ragusa, il comune di Vittoria, la Multifidi, Coldiretti, Alter ego Consulting  e Euro Development. «Costituire una impresa sociale collocata proprio nel carcere di Ragusa – spiega Aurelio Guccione, presidente del consorzio “La città solidale” – è segno che è possibile spendere bene i fondi europei per costruire un reale e duraturo benessere condiviso. Lavorare per il reinserimento di chi ha scontato, o sta finendo di scontare, una pena detentiva equivale ad investire per una società più sicura. Iniziamo con il curare la mensa del carcere di Ragusa, ma puntiamo al mercato esterno proponendo servizi di catering».

A LAVORO QUATTRO DETENUTI – In una prima fase l’impresa “Sprigioniamo sapori” avrà come socio unico il Consorzio “La Città Solidale”. «In un secondo momento – conclude Guccione – cederemo il 49% del capitale sociale alle cooperative di tipo B che aderiscono al nostro Consorzio. Ad oggi diamo lavoro a quattro detenuti e a due professionisti esterni. Crediamo sia necessario fare ognuno la propria parte. Adesso occorre creare una rete più virtuosa con la società esterna affinché si possa concretizzare l’obiettivo di creare lavoro e ridare dignità alle persone detenute».

 
 

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