“Tieni a mente” non è solo è un’espressione per spingere qualcuno a ricordare. dal 2012 sotto questo titolo c’è la concretizzazione di un progetto di sostegno e aiuto a persone affette da Alzheimer.
“TAM-tieni a mente” è, infatti, il nome di un’associazione che nasce proprio nel 2012, a seguito di un convegno tenuto a San Giorgio a Cremano per la fondazione di un centro diurno per Alzheimer.
L’associazione prende le mosse dalla volontà di portare aiuto non solo ai pazienti, come un tradizionale centro diurno, ma anche di dare vita a un centro di incontro che dia sostegno anche ai caregiver, familiari che 24 ore su 24 si occupano dei proprio cari.
Da questo desiderio nasce, nel 2015, il progetto “Caffè Alzheimer” che partendo dal modello olandese, vede l’incontro mensile di gruppo di caregiver che, con l’aiuto di figure professionali lavorano su più livelli. Si passa dall’apprendimento di consigli pratici alla condivisione del proprio vissuto che fortemente incide sui pazienti.
Se, dunque, da una parte c’è grande attenzione ai caregiver dall’altro il focus è comunque sul paziente stesso.
Proprio per quest’ultimo sono previsti numerosi interventi come stimolazione cognitiva, fisioterapia, musicoterapia e ancora terapia occupazionale, articolata proprio sulla base degli interessi e dei deficit di ciascuno.
Tuttavia, se da un lato l’associazione nasce per dare aiuto a persone con Alzheimer, dall’altro c’è fin da subito l’intenzione di estendere il campo ad altre patologie sia geriatriche sia infantili.
La TAM si occupa di persone anziane con deterioramento cognitivo e demenza in genere, ma anche di bambini con disturbi dello spettro autistico più o meno lievi, partendo anche in questo caso da un lavoro di equipe che coinvolge scuola, sport e famiglia.
Qui tuttavia il lavoro si svolge principalmente in casa per consentire ai bambini di applicare ciò che apprendono direttamente nell’ambiente in cui crescono.
Anche in questo caso sono previste per i genitori incontri di gruppo, in cui non solo gli esperti fanno informazione ma educano i familiari, insegnandogli ad evitare gli errori più frequenti, come quello di provare a rivestire il ruolo di terapeuti.
Ovviamente alla base dei progetti per patologie geriatriche e infantili ci sono due obiettivi diversi.
Se per le seconde si può sperare in un più o meno ampio margine di miglioramento, sia nel caso della demenza sia in quello più specifico dell’Alzheimer si parla di patologie degenerative in cui bisogna saper guardare il bicchiere mezzo pieno e fare del mantenimento, dunque della mancata degenerazione il vero successo.

di Francesca Parisi