BRUXELLES- L’Italia è l’unico grande Paese della vecchia Europa- secondo quanto diffuso dall’agenzia Ansa-  dove l’11% della popolazione è soggetta a «gravi privazioni materiali», come la mancanza di riscaldamento o l’impossibilità di mangiare carne: nel 2011 il numero di italiani colpiti da questa grave povertà era il doppio rispetto a Francia (5,2%), Germania (5,3%) e Regno Unito (5,1%). A dirlo è una relazione della Commissione europea dedicata alle disuguaglianze in materia di salute tra gli Stati membri che evidenzia come i fattori socioeconomici contribuiscano a determinare le disuguaglianze: dal livello del reddito al tasso di disoccupazione al livello di istruzione, cui si aggiungono fattori di rischio come il tabagismo e l’obesità. Secondo gli standard europei sono soggetti a gravi privazioni materiali anche coloro che non possono acquistare un’auto, una lavatrice, un televisore a colori, il cellulare, o andare in vacanza una settimana all’anno. Sul fronte sanitario invece, e nonostante le difficoltà economiche, l’Italia esce a testa alta dalla relazione di Bruxelles. In 10 anni siamo riusciti a ridurre ulteriormente la mortalità infantile, portandola da una media di 4,4 decessi per mille nati vivi (2001), a 3,2 nel 2011. Calo che si registra anche a livello europeo, dove si è passati da 5,7 a 3,9 decessi. Incoraggiante è anche la situazione in Europa che, secondo le conclusioni di Bruxelles, continua a fare passi avanti nella lotta alle disuguaglianze in materia di salute. Oltre alla diminuzione della mortalità infantile si riduce tra gli Stati membri anche la differenza sulla speranza di vita dei loro cittadini. Differenza che purtroppo resta ancora elevata. Nel 2011 la Lituania ha registrato un tasso di mortalità maschile sotto i 65 anni tre volte più elevato di quello dell’Italia, che si pone al secondo posto nell’Ue dopo la Svezia per minor numero di decessi. Borg non ha dubbi: «Colmare le disuguaglianze sanitarie in Europa deve rimanere una priorità a tutti i livelli».

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