havintolamafiaFOGGIA – “Qui la mafia ha perso”. Lo hanno scritto a caratteri cubitali i volontari che la scorsa estate hanno partecipato al campo di volontariato organizzato dal presidio di Libera Cerignola. Una scritta che campeggia all’ingresso del capannone in cui è attivo il Laboratorio di Legalità intitolato a Francesco Marcone, l’ex direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia ucciso dalla mafia il 31 marzo 1995. Ed il Laboratorio di Legalità gestito dalla Cooperativa Sociale Pietra di Scarto, trova spazio in Contrada Toro, vicino Cerignola, sul terreno che un tempo apparteneva al boss Rosario Giordano, arrestato nell’ambito dell’operazione “Cartagine”. Una scritta che ti fissa negli occhi, che non sfugge allo sguardo, che fa memoria del sacrificio di Marcone e che rivendica diritti, legalità e rispetto delle regole in un territorio spesso sopraffatto dalla criminalità organizzata. Per questo, qualcuno ha deciso di rispondere alla “provocazione”. Di rovesciare il senso della frase. Ed ha scelto il 25 aprile per far sentire la sua voce.
 
INTIMIDAZIONE . Nel giorno in cui l’Italia celebrava la liberazione dal nazifascismo, sul muro d’ingresso del Laboratorio di Legalità Francesco Marcone è apparsa una scritta dal sapore intimidatorio: “A vinto la mafia, pezzo di merda”. Chi ha imbrattato il capannone per incutere timore è sicuramente votato alla perpetua ignoranza grammaticale e culturale. Anche se il suo obiettivo principale era quello di fiaccare l’entusiasmo e la caparbietà di quanti in questi anni stanno raccogliendo frutti preziosi su un terreno confiscato alla mafia. Che, però, non si sono lasciati scoraggiare dall’amara sorpresa fatta trovare in un giorno simbolo per l’affermazione di valori come libertà e coraggio. «Questo tipo di intimidazioni, per quanto ridicole e che non scalfiscono in nessun modo le nostre convinzioni, rappresentano una cultura e una visione del mondo che quotidianamente cerchiamo di combattere – dice Pietro Fragasso, presidente della cooperativa ed attivista dell’associazione Libera – . Per questo, cancelleremo la scritta con una manifestazione collettiva, visto che i beni sottratti alle mafie sono beni che appartengono alla città».
CANCELLARE. La scritta intimidatoria, dunque, ha le ore contate. Perché sarà cancellata, spazzata via a colpi di vernice, con una grande manifestazione pubblica in programma mercoledì primo maggio a partire dalle ore 10.30. All’iniziativa, intitolata proprio “Cancelliamola”, prenderanno parte anche Alessandro Cobianchi, referente regionale di Libera, e don Marcello Cozzi, dell’Ufficio di Presidenza di Libera. L’idea della giornata non è solo quella di eliminare la frase dal muro, ma di riaffermare con forza il lavoro fin qui svolto. «L’impegno del presidio non solo continuerà, ma conoscerà un’accelerazione ancora più decisa. A cominciare – spiega don Pasquale Cotugno, referente cittadino del presidio di Libera – proprio dall’attività sui terreni confiscati. Già dal luglio di quest’anno ospiteremo i campi lavoro dei volontari dell’Arci, per proseguire poi con l’esperienza di “Estate liberi”. Questi terreni, insomma, continueranno ad essere vivi perché vissuti».
LABORATORIO. Del resto, in quel fondo di quasi tre ettari un tempo appartenuto alla mala cerignolana, la cooperativa Pietra di Scarto, in collaborazione con Libera, è impegnata in attività di sensibilizzazione e promozione della cultura della legalità. Campi di lavoro, incontri con i ragazzi, momenti di riflessione. E soprattutto, la coltivazione di un uliveto. E lo scorso anno sono state raccolte circa 57 quintali di olive della Bella di Cerignola destinate alla rete del mercato equo-solidale. Senza contare, che sono stati prodotti anche barattoli di olive nere messi sul mercato con il marchio “Laboratorio di Legalità Francesco Marcone”.

di Emiliano Moccia

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