USA. Un’incauta dichiarazione su Facebook può costare un posto di lavoro, soprattutto se l’offesa riguarda il colore della pelle e ancor più se la vittima è il Presidente degli Stati Uniti d’America. Succede a Turlock, in California, e smentisce tutti coloro che paragonano le chiacchiere da social network a quelle da bar. Su Facebook bisogna stare molto più attenti: un post può diventare virale in men che non si dica e dividere un intero Paese con la stessa forza di una dichiarazione ufficiale.
ALTRO 4 ANNI – «Altri quattro anni di presidenza di questo n…., a meno che non venga assassinato prima del termine»: la ventiduenne Denise l’ha scritto sul social network blu, il giorno del verdetto dell’election day, evidentemente disperata all’idea che la sfida tra Obama e Romney si fosse conclusa con la vittoria del primo ed evidentemente abituata a usare un vocabolario e un tono non proprio politicamente corretti. Ma subito le conseguenze si nono fatte sentire.
LICENZIAMENTO E NON SOLO – A Denise Helms infatti il commento razzista, divenuto subito virale, è costato il posto di lavoro e ora è sotto l’occhio vigile dell’intelligence americana, obbligata a non sottovalutare alcuna minaccia al Presidente. Il post ha causato soprattutto le ire di Chris Kegle, ex datore di lavoro della ragazza alla gelateria Cold Stone Creamery, secondo il quale la scritta è semplicemente disgustosa. Kegle, recandosi al lavoro il giorno seguente, si è trovato a fronteggiare una ventina di persone adirate e ha subito preso distanze siderali dall’impiegata (che lavorava nella gelateria da circa un anno). Specificando molto bene su Twitter il proprio pensiero, ha deciso infine che scaricare Denise sarebbe stato il segnale più esplicito delle proprie posizioni. Ora l’account della ventiduenne è disattivato, ma la ragazza subito non riusciva a capire dove fosse stato lo sbaglio: «È la mia opinione e viviamo in un Paese che tutela la libertà d’espressione», ha dichiarato ai media, specificando poi, come ogni razzista che si rispetti, di non essere minimamente razzista e sventolando come prova schiacciante del proprio pensiero aperto e tollerante il fatto di avere amici di ogni nazionalità.
LE SPIEGAZIONI – «Mi è scappato» ha specificato i seguito la giovane in un’intervista a Fox40, ritrattando alcune frasi e precisando che non voleva intendere di voler uccidere Obama, ma che se proprio dovesse esserci un omicidio contro il presidente non le importerebbe molto. Evidentemente speranzosa che le spiegazioni sortissero un effetto positivo, la californiana ha rincarato la dose, finendo in realtà sempre più vittima delle proprie incaute dichiarazioni. Denise sostiene di essere stata sconvolta al momento del post e solo dopo una lunga catena di reazioni ammette di aver sbagliato. Anche se, dalle parole che usa, si intuisce chiaramente che Denise Helms non ha messo a fuoco la gravità delle proprie dichiarazioni. E probabilmente, se così fosse stato, non le avrebbe proprio fatte. E’ intervenuto anche il vescovo di Sacramento, Sherwood Carthen, sostenendo che in realtà la questione della razza in America non è ancora stata superata. Per Carthen (anch’egli nero) bisogna aver il coraggio di parlarne: «Non ci piace vederlo, né sentirne parlare, ma il nostro Paese non è ancora guarito dal razzismo e dobbiamo essere disposti a confrontarci con questo problema».

Emanuela Di Pasqua (corriere.it)

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