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Il senso di Greta per l’ambiente

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Greta Thunberg e la salvezza del pianeta

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Greta Thunberg per l’ambiente: la battaglia della sedicenne svedese ha coinvolto il mondo intero

Greta per l’ambiente: può una scelta presa da una sedicenne svedese influenzare le decisioni di milioni di persone nel mondo, e portarli a interrogarsi una volta e per tutte sul proprio destino, condiviso con quello degli altri e soprattutto con il pianeta stesso che ci ospita?
Stando a quanto realizzato da Greta Thunberg, la sedicenne in questione, a partire dal 20 agosto 2018, la conclusione non può essere che si.
Da quel giorno, infatti, la giovane, all’epoca ancora quindicenne, iniziò una sorta di sciopero scolastico sino alle elezioni svedesi del 9 settembre 2018 per chiedere ai suoi rappresentanti di prendere provvedimenti concreti in merito alla catastrofe ambientale che stiamo vivendo e che in Svezia la scorsa estate fu molto evidente a causa di una ondata di calore anomala per quelle latitudini.
La scelta di non frequentare le lezioni non fu presa per odio alla cultura bensì per la ragione opposta: per Greta è infatti inconcepibile che, a chiunque abbia una minima istruzione, vengano insegnati i fondamenti scientifici di come le decisioni umane abbiano un impatto negativo sul surriscaldamento globale, e quelle stesse nozioni vengano ignorate da chi è chiamato a governare le nazioni.
Un pensiero lineare, quello di Greta, che ha attribuito la sua caparbietà in parte anche al disturbo di cui soffre, la sindrome di Asperger, che la sua attenzione nei confronti di un determinato problema molto focalizzata. La giovane ha infatti ritenuto determinante per il suo impegno la visione della celebre foto di un orso polare dimagritissimo a causa della carenza di cibo dovuta allo scioglimento dei ghiacciai artici.
“Mentre era facile per chiunque altro dimenticare questa terribile immagine mostrataci in classe, io non sarei stata più in grado di guardarmi allo specchio, se avessi lasciato perdere”, ha dichiarato al sito cinese Young Post.
Passata la tornata elettorale la lotta di Greta per l’ambiente non è terminata, bensì si è trasformata in “Fridays for the future”; non potendo ovviamente abbandonare gli studi la giovane ha scelto il venerdì come giorno simbolico per non andare a scuola e manifestare il proprio impegno a favore dell’ambiente. Un appuntamento che dapprima ha destato la curiosità dell’Europa intera, condita dalla stima e dalla simpatia di chi è impegnato nei confronti del Pianeta Terra, ma che poi è stato capace di smuovere le coscienze di milioni e milioni di persone che venerdì 15 marzo 2019 hanno deciso di scendere in piazza e manifestare la propria vicinanza a Greta e alla Terra. Milioni di manifestanti in circa 1700 città di 106 Paesi hanno ribadito la propria scelta di comportamenti sostenibili in favore della salvaguardia dell’ambiente, dopo l’allarme lanciato dalla comunità scientifica circa il pericolo imminente di fine della vita sul pianeta, a causa dell’innalzamento della temperatura globale.
Il Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico nell’ottobre scorso ha infatti lanciato l’allarme: se si arrivasse a due gradi Celsius di innalzamento le conseguenze nefaste sarebbero inevitabili. L’obiettivo è quello di limitare l’aumento a un grado e mezzo, mediante la diminuzione delle emissioni globali del 45% rispetto ai livelli del 2010 entro l’anno 2030, e il loro azzeramento nel 2050.
Una strada ancora percorribile, come hanno voluto gridare forte i manifestanti in tutto il globo terrestre e anche nella città di Napoli, dove circa ottomila persone hanno preso parte alla marcia svoltasi nel centro cittadino. Ambientalisti, attivisti dei movimenti antagonisti, sacerdoti e fedeli cristiani, e soprattutto tanti, tanti giovanissimi studenti delle scuole campane che, spesso accompagnati da professori e genitori, hanno voluto ribadire che un altro mondo è possibile, un mondo respirabile, che coniughi lo sviluppo con la giustizia sociale, poiché le grandi disparità economiche tra i ricchi e i poveri della terra, che spesso si concretizzano nello sfruttamento di uomini e terre, sono alla base del disastro ambientale in atto.
> di Cristiano M. G. Faranna

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