imagesL’AQUILA- Non è una città popolata dai giovani solo il giovedì e il sabato e per ubriacarsi; non è una “vecchia puttana che vi ha tradito, che forse bisognerebbe lasciare crollare e ricostruirne una nuova”, come ha provocatoriamente dichiarato appena pochi giorni fa Oliviero Toscani in visita a L’Aquila.L’Aquila è una città che, nonostante tutte le difficoltà, gli abbandoni, gli scandali che ancora la perseguitano e la ricostruzione fantasma, offre soprattutto ai più giovani, ai residenti ma anche ai molti universitari che hanno deciso di tornarci o di stabilirsi qui, la possibilità di formarsi e di vivere eventi culturali, concerti, film, dibattiti e iniziative. Sono decine le associazioni, vive, assidue, giovani e competenti che lavorano ogni giorno per ridare speranza ad un posto che sembra ormai del tutto abbandonato dalle istituzioni ma che è tenacemente e testardamente vissuto dagli abitanti, aquilani o meno che siano.
L’IMPEGNO- Ne sono una dimostrazione il gruppo L’Aquila c’è, composto da giovani professionisti aquilani che si propongono di “far rivivere momenti di normalità attraverso proposte e incoraggiamenti finalizzati a restituire ai giovani i luoghi di ritrovo già presenti nella città prima del terribile sisma”. Con il progetto denominato Giovani in centro, il gruppo offre corsi gratuiti di teatro, musica, grafica e montaggio a quanti vogliano iscriversi. Ci sono le 17 associazioni artistiche, culturali e di volontariato che hanno deciso di allearsi e di costituire “Piazza d’arti” in via Ficara, sui terreni concessi dal Comune dell’Aquila. Un nuovo luogo di aggregazione educativo-culturale per la società e in particolare per la gioventù aquilana. A ottobre dello scorso anno è stata inaugurata la prima struttura, la Bibliocasa, evoluzione di quel Bibliobus punto di riferimento per tantissimi terremotati nei mesi successivi al sisma, che girava tra i campi distribuendo libri e fumetti arrivati da tutta Italia. A questo centro di lettura e cultura, si affiancano in piazza d’Arti gli scout del Cngei e gli artisti, gli educatori che lavorano nell’ambito della disabilità e gli operatori del centro di orientamento per immigrati. Un’esperienza collettiva che si declina a seconda delle esigenze o delle caratteristiche delle associazioni: tra le ultime iniziative, a inizio luglio c’è stata la prima edizione della Q Fest, con la mostra fotografica ‘Immagini e parole. La fotografia raccontata dai fotografi’, la rassegna cinematografica ‘Letteratura e cinema: intersezioni’, il concerto del gruppo aquilano Dabadub.
L’ARTE- Ci sono poi gli spazi virtuali, che puntano ad essere trampolino di lancio con il fine di riconquistarsi spazi reali nel territorio: è il caso dell’Archivio per i giovani artisti aquilani (www.giovaniartistiaq.it), dove possono iscriversi gratuitamente tutti i giovani di età compresa tra i 14 e i 35 anni che risiedono o vivono nella provincia dell’Aquila. Uno strumento finalizzato alla promozione artistica dei più giovani (arti visive, musica, pittura, video, danza, teatro, web design alcune delle discipline), che punta a favorire la creatività giovanile in qualsiasi sua forma espressiva. E ancora, ci sono gli artisti che non dimenticano: tra questi, i Tetes de Bois, che lo scorso 22 giugno si sono esibiti con il Palco a pedali, con ben 128 biciclette ad alimentare l’eco-spettacolo in piazza Duomo, luogo più tristemente noto per essere il punto di arrivo della fiaccolata che, da ormai quattro anni, attraversa la notte del 6 aprile i luoghi simbolo del crollo. Tra questi c’è la Casa dello studente, furono otto i giovani a morire lì dentro. Una struttura crollata, di cui restano oggi, cosi come erano caduti, i calcinacci e le pietre per terra, mentre sui suoi resti campeggiano foto e striscioni in ricordo dei giovani che vi persero la vita. Palazzi puntellati, massi a terra e locali semidistrutti, dove spunta il bancone non per velleità artistiche ma perché è crollato un pezzo di parete, è quanto vivono i giovani universitari oggi nel centro storico: spazi desolanti, per chi ha vissuto l’Aquila prima del 6 aprile 2009. Spazi che urlano tante difficoltà e voglia di ricominciare, ma che è difficile tenersi stretti senza un vero lavoro di ricostruzione, non solo fisica ma anche sociale e aggregativa. E non solo da parte delle associazioni.

di Ortensia Ferrara

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