NAPOLI. Il numero 11 di Comunicare il Sociale, uscito a febbraio, raccontava la vita dei clochard: un’esistenza ai margini della società, una quotidianità che diventa lotta per la sopravvivenza quando fa troppo caldo o troppo freddo. Tra i protagonisti del reportage fotografico c’era Mosè, un clochard che stazionava solitamente al corso Umberto di Napoli, davanti al rettorato dell’università Federico II. Mosè, che altri chiamavano Jimmy, è morto assiderato sabato mattina, 8 dicembre, poco dopo il suo ingresso all’ospedale “Ascalesi” di Napoli, proprio mentre il Csv Napoli e la redazione di Comunicare il Sociale si apprestano a far partire una nuova mobilitazione per garantire pasti caldi e assistenza ai senzatetto della città, in questi giorni di emergenza freddo. Di seguito riportiamo la descrizione che i cronisti di Comunicare il Sociale fecero di lui quando fu realizzato il reportage:

La sua casa è la scalinata dell’ateneo Federiciano. Gentile, educato. Rifiuta ciò che non gli serve e, come molti clochard, ama parlare. Non cerca solo un piatto caldo ma anche il calore, quello umano. Come decine di senza fissa dimora di “dormitori pubblici” non ne vuol sentire. Lo trovi qui a ogni ora…ti offre una sigaretta. Quando vai via da lontano ti sorride e ti chiede “Ritorni?”.

(foto di Luciana Latte)

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