Connettiti con noi

Primo Piano

Le truppe straniere viste dai cittadini afghani

Pubblicato

il

Ascolta la lettura dell'articolo

ROMA.Disillusione, diffidenza e sospetto. Sono i sentimenti prevalenti verso le truppe straniere che emergono dalla ricerca “Le truppe straniere agli occhi degli afghani: percezioni, opinioni e rumors a Herat, Farah e Badghis”, promossa dalla Ong Intersos e realizzata dal ricercatore e giornalista freelance Giuliano Battiston. Le interviste raccolte nell’estate 2011 con interlocutori diversi – dai religiosi ai funzionari governativi, dai commercianti agli attivisti – segnalano un forte scollamento tra le dichiarazioni delle cancellerie occidentali, che sostengono che le forze Isaf-Nato siano riuscite in buona parte a stabilizzare il paese, e quelle degli afghani, che ritengono che la comunità internazionale abbia fallito nel garantire la sicurezza alla popolazione, pur manifestando apprensione sulle conseguenze del ritiro delle truppe.
LA DIFFIDENZA. La maggior parte degli intervistati lamenta condizioni di sicurezza precarie e ritiene che il dispiegamento delle truppe internazionali non abbia prodotto i risultati sperati: «Nel 2004 – afferma tra gli altri M. Akram Azimi, docente all’Università Ghargistan, Farah – i Talebani erano circa 400. Nel 2009, 25.000. Oggi possono contare su 30.000 combattenti. La comunità internazionale dovrebbe cominciare a chiedersi perché i ribelli aumentano invece di diminuire» .
Viene criticato inoltre lo squilibrio eccessivo tra i fondi destinati alle operazioni militari e quelli per lo sviluppo e la ricostruzione, oltre che l’enfasi posta su una concezione della sicurezza ridotta alla sola incolumità fisica, a scapito degli aspetti sociali, economici e istituzionali di una più ampia ‘sicurezza umana’: «Non si è prestata sufficiente attenzione allo sviluppo economico e alla ricostruzione. Oltre ad un’efficace strategia di contro-terrorismo, servono opportunità di lavoro, senza le quali i Talebani sono destinati a crescere», Rahman Salahi, capo Shura dei professionisti, Herat.
Alle forze internazionali viene poi imputata la scarsa considerazione delle conseguenze delle loro operazioni sui civili, l’uso indiscriminato dei bombardamenti aerei e dei raid notturni, la violazione degli spazi domestici. Tra le lamentele più diffuse, l’idea che agiscano al di fuori di ogni quadro giuridico certo, rispondendo soltanto ai propri codici di condotta, esenti dallo scrutinio pubblico: “In caso siano vittime di un incidente, gli afghani non hanno alcuno strumento legale per chiedere giustizia, mentre la protezione dei civili dovrebbe essere una priorità”, Abdul Qader Rahimi, Afghanistan Independent Human Rigths Commission, Herat.
RESPONSABILITA’. In termini generali, dalla ricerca emerge l’esplicita richiesta che venga restituita agli afghani la sovranità su tempi e strumenti per gestire il paese e deciderne le sorti future, insieme all’appello rivolto alla comunità internazionale di rafforzare la preparazione delle forze di sicurezza afghane e di non abdicare alle proprie responsabilità politiche e finanziarie, continuando a sostenere la ricostruzione e la cooperazione civile una volta avvenuto il ritiro dei militari.

di Mario Domella

Agenda

Gravetti 20 ore fa

Castellammare apre la strada all’amministrazione condivisa: un modello innovativo di co-progettazione tra Comune e terzo settore

Gravetti 4 giorni fa

America’s Cup 2027 a Napoli: opportunità o rischio per Bagnoli?

Gravetti 7 giorni fa

Castellammare, ecco “Stabia Solidale”: un bene confiscato alla camorra diventa spazio per i più deboli

medolla 1 settimana fa

Qualità ambientale, il punto di Legambiente sulle città capoluogo. Smog e rifiuti tra le cause del disastro in Campania.

Salta al contenuto