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Writing e street art, nel carcere minorile i detenuti si recuperano così

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wwtBENEVENTO-  «Non abbiamo la pretesa di trasformare i ragazzi in street artist, ma vogliamo aiutarli ad uscire dalla ripetitività che inevitabilmente c’è in un carcere». Parole di Domenico Tirino, in arte Naf-mk, street artist e ideatore di un laboratorio didattico sui principi dell’arte di strada destinato ai ragazzi dell’istituto penale per minorenni di Airola. «Il progetto – continua Naf-mk – è nato da una mia idea, sposata anche da altri artisti, che l’istituto ha accolto con entusiasmo. Siamo ormai al terzo anno di attività e pian piano stiamo raggiungendo buoni risultati. Lavoriamo prevalentemente su pannelli per abbellire la struttura, che, negli anni scorsi, siamo riusciti ad esporre anche all’esterno, durante “In Wall We Trust”, il festival internazionale di street art che da alcuni anni organizziamo qui ad Airola».
Le attività si svolgono con cadenza settimanale per circa tre mesi. In ogni lezione viene proposta ai ragazzi una diversa tecnica artistica, poi tematiche e soggetti vengono fuori sul momento e quasi subito i ragazzi, che hanno dai 14 ai 20 anni, si cimentano nelle varie forme di street art come lo stencil, il murales e il poster. Quest’anno gli incontri sono iniziati ad inizio luglio e andranno avanti per tutta l’estate. «Ai ragazzi istintivamente la street art piace molto, – spiega Naf-mk – spesso conoscono i graffiti degli ultras organizzati o altre opere dei centri storici, quindi nei nostri incontri partiamo da lì per poi mostrare le foto di artisti famosi come Banksy e Blu. Alcuni ragazzi provano a fare i duri, ma in generale partecipano tutti attivamente. I lavori più suggestivi che abbiamo portato avanti sono stati i murales per abbellire l’aula della socialità, a cui hanno partecipato anche altri artisti, e un stencil a più livelli in cui il Papa bacia un bambino, che i ragazzi hanno regalato a Papa Francesco durante un’udienza privata. Quest’anno abbiamo un progetto ambizioso: un grande murales dedicato a Muhammad Ali, che i ragazzi conoscono e vedono come modello positivo di riscatto sociale».
Gli incontri non hanno un calendario fisso perché si devono confrontare con i problemi della vita detentiva e le regole che una struttura come questa deve adottare per la sicurezza di tutti. Ad esempio i lavori con gli stencil sono più difficoltosi perché non è possibile usare taglierini. Parallelamente, sempre ad Airola e quest’anno anche a Pannarano, si sta svolgendo il festival di street art “In Wall We Trust”, gioco di parole che significa “nel muro noi confidiamo”. Ogni anno partecipano numerosi artisti da tutto il mondo che dipingono i loro lavori su palazzi o grandi pareti. Quest’anno gli ospiti principali sono Gianluca Raro, da sempre attivo nell’arte sociale, e Lume, artista specializzato nei murales figurativi a tema naturalistico.  «Ho imparato – conclude Naf-mk – che contro questi ragazzi c’è tanto pregiudizio. Alcuni sono conosciuti in città perché hanno un regime carcerario di semi libertà, spesso vengono accettati e aiutati, ma altrettanto spesso giudicati superficialmente e discriminati, senza capire che nessuno di noi può sapere come si sarebbe comportato se fosse cresciuto nei loro stessi contesti sociali. Penso che, nonostante abbiano commesso dei reati, siano delle vittime, occorre conoscerli bene prima di giudicarli».

di Daniele De Somma

 

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