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Tagli al personale dei Parchi nazionali: rischio paralisi

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di Francesco Gravetti
ROMA. Sono 24 gli Enti Parco Nazionali che, entro il prossimo 31 ottobre, rischiano la paralisi delle attività se non addirittura la chiusura a causa della spending review prevista dal Governo. “Si tratta solo dell’ultimo di una serie di provvedimenti che negli ultimi anni, – si legge nel comunicato stampa della Rappresentanza Sindacale Unitaria del Parco Nazionale Gran Paradiso – insieme alle riduzioni dei bilanci, hanno seriamente minato il funzionamento essenziale degli Enti di gestione delle aree protette. Il taglio del 10% previsto sul personale non dirigenziale si va infatti a sommare a quelli già subiti negli scorsi anni, pari al 35%, per un totale del 45%. Interi uffici che seguono attività di ricerca scientifica, di salvaguardia del territorio e di promozione dello sviluppo sostenibile, che operano già in condizioni ai limiti dell’inoperabilità a causa delle esigue risorse, verranno di fatto cancellati”.
STATO DI AGITAZIONE. Oggi circa il 12% del territorio italiano è tutelato con l’istituzione di 24 Parchi nazionali, 152 Parchi regionali e centinaia di riserve naturali e aree protette statali, regionali e locali ed il 2,5% dei nostri mari è protetto da 30 Aree marine, un vero e proprio primato in Europa. Un primato messo a rischio dalla scure del governo. Per scongiurare il fallimento della politica ambientale in Italia, il personale degli Enti Parco ha proclamato lo stato di agitazione e chiede che il Governo ed il Parlamento riconoscano le speciali caratteristiche dei Parchi nazionali, e che vengano applicate agli Enti Parco le norme speciali di esclusione indicate nella Direttiva 10/2012 del Dipartimento della Funzione Pubblica, previste per le Amministrazioni Statali “in ragione della speciale normativa di settore, che prevede apposite e specifiche misure di razionalizzazione, e della necessità di garantire lo svolgimento di alcune funzioni primarie che fanno capo a strutture incomprimibili”. Sulla vicenda ha presentato un’interrogazione parlamentare la rappresentante del Pd, Luisa Bossa