Un 2024 segnato da una nuova emergenza per le carceri italiane. Dai problemi cronici come il sovraffollamento, la mancanza di personale, le strutture obsolete, si aggiunge anche il peggioramento delle condizioni di vita dei detenuti. Di tutto questo si è parlato a Napoli, nella sala “G. Siani” del Consiglio regionale della Campania, al convegno “Salute in carcere: un diritto negato?” organizzato dal Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Samuele Ciambriello, d’intesa con l’Osservatorio regionale sulle condizioni delle persone private della libertà personale.

Dall’incontro emerge che c’è una crescita di patologie psichiche e metaboliche e si conferma anche una notevole diffusione delle patologie infettive, così come i casi di tossicodipendenza che si stimano oltre il 30% oltre ai danni correlati dal fumo. Ciambriello, durante il suo intervento ricorda che dai dati forniti dal Collegio Nazionale dei Dipartimenti di Salute Mentale nel documento programmatico sulla giustizia, presentato a novembre 2024, si attesta che oltre il 15% della popolazione detenuta in Italia, risulta affetta da disturbo mentale grave ossia 6000/9000 detenuti circa su una popolazione complessiva di oltre 62mila. Per Ciambriello ci sono problemi “per far ricoverare negli ospedali i detenuti: 3350 visite specialistiche sono saltate con 862 visite negli ultimi mesi. E’ un detenuto che ha una visita specialistica, un ricovero, una visita oncologica, se la vede saltare perché non ci sono i poliziotti che l’accompagnano creano disagio, un po’ di allarme e  di protesta.  Abbiamo 1.793 tossicodipendenti in Campania su una popolazione di 7.509 detenuti. Abbiamo nei ricoveri degli Sptc, dove ci sono state 1955 persone ricoverate e poi complessivamente un migliaio di trattamenti sanitari obbligatori o volontari. Questo significa che la salute mentale è al centro dell’attenzione”.

In  Campania dove su 7.509 persone detenute e 5.584 posti regolarmente disponibili, si registra un indice di sovraffollamento pari a 134,47%, vi sono emergenze sanitarie correlate alla varie patologie. La diffusione di droghe illegali è ancora diffusa in molti penitenziari: in Campania dai dati emersi inerenti al 2024, risulta che 1.793 sono ufficialmente tossicodipendenti e le dipendenze non trattate portano a problemi di salute come malattie infettive, come l’ Hiv. Per Patrizia Morra, presidente del Tribunale di sorveglianza di Napoli, il problema dei detenuti tossicodipendenti affetti da malattie psichiatriche e gravi è “molto complesso perché lo è nell’ambito carcerario, ma anche sotto il profilo dell’uscita dal carcere, perché sono dei percorsi molto complicati che non sempre trovano nella società strutture familiari assistenziali adeguate”. Per la Presidente c’è “un problema generale di carenze della sanità, anche nei servizi territoriali e quindi indubbiamente bisogna individuare delle modalità un po’ diverse”. Per alleviare le sofferenze di questi detenuti c’è bisogno “di una un’assistenza adeguata che purtroppo ancora non riusciamo a fornire ma è probabilmente proprio una difficoltà anche strutturale dell’intero sistema e, probabilmente, anche individuare dei percorsi di uscita che siano calibrati e che tengano tutti in sicurezza, perché poi dobbiamo anche avere e non scaricano solo sulle famiglie questo problema perché anche questo va detto” spiega ancora la Morra.

Gennaro Oliviero, presidente del Consiglio regionale della Campania: “Questa relazione credo che la trasferirò al Consiglio regionale nelle prossime sedute, perché l’emergenza carcere non è soltanto sovraffollamento, ma anche una questione igienico-sanitaria. La regione che ha, come tutte le altre regioni, da tempo la responsabilità della sanità carceraria deve adeguare i suoi piani, i suoi programmi rispetto a questa necessità”. In conclusione per Ciambriello non sono necessarie nuove leggi, ma “necessario è difendere il sistema normativo attuale, evitando regressioni. Quello che invece serve davvero è una riflessione profonda sulla cultura sanitaria e sulle pratiche in atto nelle carceri. In definitiva, in carcere la prevenzione è una parola che manca, non solo nel campo della salute ma in generale. Qui, tutto è una reazione, una continua rincorsa all’emergenza senza una visione a lungo termine che si fondi sul trattamento e su di una visione alternativa alla detenzione”.

di Adriano Affinito

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui