Maternità in Italia e in Campania: donne sempre più sole e penalizzate. E’ quanto emerge nell’analisi redatta da Save the Children, che ormai da 10 anni in vista della Festa della Mamma, sviluppa il rapporto “Le Equilibriste – La maternità in Italia 2025”. Uno studio che traccia il rapporto tra genitori donne e occupazione lavorativa. All’interno dell’indagine è presente anche “l’Indice delle Madri”, elaborato dal’Istat, cioè una classifica delle Regioni italiane dove per le mamme è più facile o difficile vivere. Anche quest’anno, l’Indice riporta la Provincia Autonoma di Bolzano in cima ai territori amici delle madri, seguita da Emilia-Romagna e Toscana, mentre fanalino di coda, come nella scorsa edizione, risulta la Basilicata, preceduta in fondo alla classifica da Campania, Puglia e Calabria.
Le mamme single risultano le più penalizzate, dove l’ostacolo per l’occupazione è evidenziata dalla combinazione di fattori come la bassa istruzione, la giovane età e la residenza nel Mezzogiorno. Nel dettaglio, dal punto di vista territoriale, si conferma una netta frattura tra Nord e Sud. Nel 2024, il tasso di occupazione delle mamme single tra i 25 e i 54 anni supera l’83% nel Nord, sia per le madri con almeno un figlio minore che per il totale delle madri sole, mentre nel Mezzogiorno non va oltre il 45,2%, con un leggero aumento rispetto al 2023. Nel Centro si registra una crescita più contenuta, ma comunque positiva. Questi dati segnalano un miglioramento, ma anche la persistenza di un forte squilibrio territoriale.
Il 20% delle donne smette di lavorare dopo essere diventata madre, percentuale che sale al 35% tra le madri di figli con disabilità. Una scelta spesso dettata dall’assenza di servizi per l’infanzia e dalla mancata condivisione dei compiti di cura all’interno delle famiglie. Nella dimensione Lavoro solo 5 regioni risultano al di sopra della media Italia: Marche (102,752) capofila, Piemonte (101,510), Abruzzo (101,066), Liguria (100,517) e Toscana (100,025). La regione meno virtuosa è la Campania (82,175), preceduta da Sicilia (83,036), Provincia Autonoma di Trento (84,741) e Puglia (85,410). L’Emilia-Romagna (97,124) rispetto all’anno passato perde una ulteriore posizione passando dal 10° all’11° posto, quando nel 2022 si attesta prima. La Lombardia (99,389) invece, guadagna una posizione conquistando il 6° posto.
L’Italia occupa il 96° posto su 146 Paesi nel mondo in relazione alla partecipazione femminile al mondo del lavoro, mentre rispetto al gender gap retributivo si trova alla 95esima posizione. Inoltre, più di una donna su quattro (26,6%) nel nostro Paese è a rischio di lavoro a basso reddito, mentre la stessa condizione interessa un uomo su sei (il 16,8%). I dati sul divario salariale a sfavore delle donne preludono a una penalità ancora più netta quando queste decidono di mettere al mondo un figlio: la child penalty. Il 77,8% degli uomini senza figli è occupato, ma la percentuale sale al 91,5% tra i padri (92,1% per chi ha un figlio minore e 91,8% per chi ne ha due o più), mentre per le donne la situazione è molto diversa: lavora il 68,9% tra quelle senza figli, ma la quota scende al 62,3% tra le madri (65,6% per chi ha un figlio minore e 60,1% con due o più). Dai dati si evince che mentre gli uomini con figli sono più presenti nel mercato del lavoro degli uomini senza figli, per le donne avere figli è associato a una minore occupazione lavorativa.
Altro dato allarmante nel 2024 riguarda il calo delle nascite: il 2,6% (-370mila) rispetto all’anno precedente. Inoltre le donne fanno figli sempre più tardi, con l’età media al parto di 32,6 anni. Il Sud e le Isole hanno registrato i cali più significativi di nuove nascite, rispettivamente del 4,2% e del 4,9%. In questo panorama di crisi demografica, le mamme single sono quelle che si trovano spesso ad affrontare ulteriori difficoltà in termini di supporto sociale e stabilità economica.
di Adriano Affinito