Spesso sentiamo parlare di Commercio equo e solidale, ma non sempre siamo realmente consapevoli di cosa si tratti. Il Commercio equo e solidale è costituito da una rete di organizzazioni che aderiscono alla World Fair Trade Organization, scegliendo di rispettare rigidi standard di qualità, trasparenza e sostenibilità. La federazione in oggetto ha infatti degli obiettivi ben precisi: rispetto dei lavoratori, tutela dell’ambiente e creazione di opportunità per i piccoli produttori. Nella nostra città sono due le realtà che aderiscono a questo tipo di commercio, la cooperativa ‘E Pappeci e la bottega La Tienda. Per capirne di più, abbiamo ascoltato la testimonianza di Salvatore d’Amico, fondatore della bottega.
Salvatore, questi sono obiettivi ambiziosi, come li concretizzate nel vostro operato?
La filosofia della nostra bottega è quella di dare spazio ai paesi in via di sviluppo, selezionare produttori che paghino giustamente i lavoratori e che non adottino la logica dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Negli ultimi tempi stiamo dando inoltre ampia visibilità ai prodotti di eccellenza del nostro territorio. Quelli che scegliamo di rivendere nel nostro negozio sono prodotti genuini di piccoli imprenditori che teniamo a conoscere personalmente e che conservano l’amore per la lavorazione della terra. Proprio per questo proviamo a dar loro un’opportunità di crescita sul mercato.
Come selezionate i produttori a cui dare spazio nella vostra bottega?
Quelli del Sud del mondo passano attraverso i circuiti internazionali, facendo riferimento ad aziende come Altromercato ed Equomercato, che si occupano della selezione e distribuzione dei loro prodotti. Per quanto riguarda i produttori del territorio, spesso sono loro a contattarci. In ogni caso il primo requisito è un rapporto personale per conoscere queste persone, la loro storia e il loro modo di lavorare.
Come il consumatore può riconoscere un prodotto realmente equo e solidale?
E’ proprio questo il ruolo di una piccola bottega di vicinato: mentre nel supermercato il cliente trova semplicemente i prodotti sugli scaffali, da noi c’è la possibilità di avere informazioni in più, essendo ben documentati su tutto ciò che vendiamo. La differenza è questa, una gamma limitata di prodotti ben selezionati, con un plus di garanzie che la grande distribuzione non può dare.
C’è richiesta di questi prodotti da parte delle persone? Come arrivano da voi?
Indubbiamente c’è un problema di fondo che è il potere d’acquisto, costi di produzione maggiori dovuti ad una filiera onesta determinano un prezzo più alto che taglia fuori una serie di persone. In ogni caso negli ultimi anni sempre più persone stanno comprendendo che l’alimentazione è uno dei punti fondamentali del benessere, determinando una crescita del settore sia a livello locale che a livello nazionale.
Si parla molto del rispetto di ambiente e lavoratori, ma il concetto di commercio equo e solidale non è arrivato alle grandi masse, come mai?
Io credo si tratti di un ritardo culturale grave, spesso le persone sono disposte a spendere molto per i beni non necessari e risparmiare sull’alimentazione. La colpa è in gran parte della classe politica che non ha mai voluto approfondire questioni legate all’alimentazione, allo sfruttamento, alle storture del nostro sistema economico.
Come si potrebbero fare dei passi in avanti in questa direzione?
Secondo me bisognerebbe innanzitutto fare informazione, far capire che comprare nella grande distribuzione significa diventare complici di un’economia malata il cui unico obiettivo è il profitto a tutti i costi sulla pelle di lavoratori e consumatori. Noi ci mettiamo il nostro, ma abbiamo bisogno di un progetto educativo potente e lungimirante, perché solo se ripartiamo dall’umanità e dalla cultura possiamo costruire un mondo migliore.
di Yari Russo