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Giornalisticidio a Gaza: oltre 270 reporter uccisi. «Si vuole spegnere la verità»

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Un “giornalisticidio”, neologismo che fotografa alla perfezione quanto sta accadendo a Gaza: oltre 270 giornalisti uccisi dall’operazione militare di Israele nella Striscia dopo gli attentati di Hamas del 7 ottobre 2023. A coniare il termine è stata l’associazione Articolo21 che, insieme all’Ordine nazionale dei giornalisti, alla Federazione nazionale della stampa (Fnsi) e ad altre realtà, ha ricordato con due manifestazioni parallele a Roma e a Napoli il sacrificio degli operatori dell’informazione morti nel tentativo di raccontare i massacri della popolazione palestinese.

Questa mattina, al Teatro Trianon Viviani di Forcella, sono stati letti i nomi dei giornalisti caduti negli ultimi due anni. «Siamo stati i primi a parlare di giornalisticidio – ha spiegato Desirée, portavoce di Articolo21 Campania –. A Gaza sono stati ammazzati oltre 270 giornalisti, diventati obiettivi di guerra insieme ai loro familiari. Mai così tanti reporter sono stati uccisi in così poco tempo. Senza diritto a essere informati, non c’è democrazia. Non è solo genocidio: è anche giornalisticidio».

Il dramma di Gaza diventa anche uno specchio per le criticità della libertà di stampa in Italia. «Solo in Campania – ha ricordato Klein – ci sono sei giornalisti sotto scorta e venti sotto osservazione in provincia di Napoli perché minacciati dalla camorra. L’Italia è scesa al 49º posto nel ranking 2025 di Reporter Senza Frontiere. A frenare il giornalismo sono anche le querele bavaglio, e manca ancora una legge che tuteli i cronisti. Il Freedom Act è entrato in vigore ad agosto, ma l’Italia rischia sanzioni perché non rispetta i parametri di una vera democrazia».

Indignata, come da tempo, anche Marisa Laurito, direttrice artistica del Trianon: «Non so come siamo arrivati a questo livello di mancanza di democrazia. Pensavo di vivere in un Paese democratico, ma temo che stiamo perdendo i fili della democrazia man mano che andiamo avanti. I giornali hanno padroni, le televisioni hanno padroni, e seguono i loro interessi. A Gaza, però, i giornalisti non sono caduti per caso: sono stati uccisi sistematicamente per non farci sapere la verità. Ed è drammatico».

Laurito ha poi sottolineato l’impegno crescente del mondo dello spettacolo in favore della popolazione di Gaza e la risposta della città di Napoli: «All’inizio erano pochi gli artisti mobilitati, ora c’è un movimento mondiale che coinvolge scrittori, attori, giornalisti e società civile. Ieri notte hanno colpito la barca su cui si trovava Greta Thunberg, sono avvilita. Napoli però risponde sempre, perché – come diceva Luciano De Crescenzo – è l’ultimo baluardo dell’umanità. Napoli è città della pace Unesco e ha ancora un cuore pulsante».

Duro anche l’intervento di Jamal Qaddorah, rappresentante della comunità palestinese in Campania, che ha denunciato un attacco con drone, presumibilmente israeliano, avvenuto a Tunisi: «L’assalto alla flottiglia era preannunciato. Sono talmente vigliacchi che l’hanno fatto in Tunisia per non farsi vedere dall’Occidente. Non ci sono più parole: violano il diritto internazionale senza conseguenze. L’Onu non serve più, così come gli accordi internazionali. Trump non muove un dito. L’Occidente, che parla di diritti umani, è bugiardo e complice. Gli attivisti portano cibo a Gaza e vengono bombardati».

Qaddorah ha poi tracciato un parallelismo storico: «Negli anni ’40, durante il genocidio degli ebrei, non si sapeva. Oggi, invece, con internet e i social, tutto è in diretta. Questo Olocausto del 2025 lo vediamo in tempo reale. I ragazzi di Gaza sono diventati reporter per raccontare cosa succede. Vogliono uccidere gli occhi che guardano la Palestina. Intanto, gli israeliani portano propagandisti per dire che va tutto bene. È un senso di impotenza totale».

di Antonio Sabbatino

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