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Castellammare apre la strada all’amministrazione condivisa: un modello innovativo di co-progettazione tra Comune e terzo settore

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Co-progettazione, programmi a lungo termine, maggiore capacità di seguire bisogni ed esigenze dell’utente. All’interno del concetto di amministrazione condivisa ci sono questi aspetti ma molti altri ancora. Parte da Castellammare il nuovo modello per il terzo settore, una riforma che arriva dal Governo e che l’amministrazione del sindaco Luigi Vicinanza ha adottato, tra i primi della Campania, e sul quale continua a lavorare per realizzare un network nuovo ed efficiente. Nello specifico con il modello di amministrazione condivisa si offre alla comunità un palinsesto di servizi stabiliti e continuativi attraverso co-progettazioni. Il comune, in base al nuovo regolamento sulla partecipazione degli terzo settore, sta disponendo una piattaforma dove tutti gli enti accreditati potranno iscriversi ed essere chiamati su tematiche specifiche o su richiesta degli stessi soggetti.

 

Un confronto ma anche un ventaglio di attività che il pubblico gestisce in maniera condivisa con il privato. Sotto questa linea guida gli esempi nati in questi mesi a Castellammare sono diversi. Primo fra tutti il Centro Antiviolenza (CAV) , sorto all’interno di un bene confiscato che oggi opera sotto il nome di “Casa di Iole” e che per tre anni più altri tre offrirà, sempre con la collaborazione di enti terzi, attività di riabilitazione sociale per chi é uscito da un percorso di sostegno, oppure per bambini e scuole. Il Cav è parte della co-progettazione così come lo è il “Centro per le famiglie” che rappresenta un punto di riferimento e di ascolto per i nuclei segnalati dall’autorità giudiziaria, per chi vive conflitti di coppia o aspetti critici legati alla genitorialità. Ma l’esempio più tangibile sarà l’attivazione del segretariato sociale, della telefonia sociale e del tele soccorso. «Immaginiamo una segreteria per i servizi sociali che consentirà di avere anche una più facile fruizione di tutte le informazioni che il cittadino fa fatica a rintracciare. Oggi le procedure e nuovi servizi vengono comunicati in via digitale – spiega all’assessore alle politiche sociali Alessandra Polidori – ma buona parte dell’utenza è abituata a prendere informazioni di persona per questo vorremmo aprire in front office in pieno centro. All’interno sarà attivo il segretariato sociale ovvero un primo contatto con il cittadino che chiede informazioni, il primo censimento a fronte di un bisogno e potrà dirigere la richiesta o di intervento, ad un bando già aperto piuttosto che ad un servizio».

 

Sarà protagonista della co-progettazione lo sportello informativo che nascerà a breve nel centro città per il quale c’è già un calendario di enti del terzo settore pronti a partecipare. «Ci possono essere dei bisogni che arrivano allo sportello e che noi accogliamo e possiamo indirizzare alla risposta migliore per cercare di attivare tutte le possibili azioni e interventi che si possono fare. La segnalazione di un disagio sociale – spiega Polidori – , anche una prima richiesta di informazioni per sapere se esiste o meno il servizio che nasce da un determinato bisogno. Molto spesso inoltre dietro una richiesta si cela “non detto” che l’operatore preparato può essere in grado di cogliere». Oggi questo lavoro di informazioni e indirizzo viene fatto dai servizi sociali di persona o al telefono, ma gli operatori sono costretti a rispondere alle esigenze dell’utenza anche durante le attività più delicate che possono essere l’incontro con minori a rischio o famiglie. I vantaggi sono chiari e riguardano il potenziamento di servizi che prima venivano erogati per pochi mesi e che oggi possono estendersi fino a sei anni durante i quali, il tavolo con gli enti, può riaprirsi e modificare servizi e funzioni in base alle esigenze che possono sorgere nel frattempo. Il sistema di appalto differenziato per il terzo settore ha permesso di collaborare in maniera già fattiva con i soggetti che vivono il territorio e nello stesso tempo mantenersi nell’ambito pubblico e del tutto trasparente.

 

«Amministrazione condivisa significa anche facilitare la conoscenza reciproca di enti del terzo settore che possono avvalersi di servizi complementari che loro non possono dare. Puntiamo a consolidare la rete “stabia solidale” – conclude l’assessore Polidori – integrare i vari interventi collegando con una rete anche sotto traccia: parrocchie, oratori, centri di ascolto, Caritas e realtà laiche come il Cav e le scuole. Un network dove ognuno fa il proprio mestiere e si intercettano situazioni diverse, ognuna capace di rispondere a bisogni differenziati».

 

di Fiorangela D’Amora

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