L’uso di strumenti tecnologici e smartphone è diventato smodato e trasversale, coprendo ormai ogni fascia di età. Lo riconoscono da anni psicologi, educatori e animatori sociali.
A Napoli, sotto la spinta di progetti che mettono al centro le relazioni sociali, le interazioni tra pari e soprattutto il gioco, si intravede qualche attività che cerca di spostare l’attenzione – e la vista – di grandi e piccini dallo schermo di un device elettronico.
Proprio il gioco è il fulcro delle iniziative della Cooperativa Progetto Uomo, ideatrice di “Una città per giocare” che porta in giro gratuitamente in molte piazze partenopee un ludobus pieno di giochi in legno e che da quattro anni gestisce anche la Ludoteca CittadiNA, l’unica ludoteca pubblica di Napoli.
La cooperativa si è fatta promotrice, tra gli altri, anche del progetto “Basta chattare, vieni a giocare” che vede destinatari famiglie, non solo bambini e ragazzi.
Ogni terzo venerdì del mese negli spazi comunali in Piazza Miracoli, nel cuore di Napoli, si incontrano intere famiglie che decidono di alzare lo sguardo dal monitor e finalmente giocare, interagire e ristabilire connessioni coi propri figli e amici.
«L’attaccamento ai cellulari o ai tablet non è un problema solo dei bambini. In ludoteca abbiamo sempre notato che mentre i bambini giocano, i loro genitori hanno il capo chino sullo schermo e non scambiano la parola neanche al genitore accanto, di cui sicuramente non conoscono il nome», afferma la referente della Cooperativa Viviana Luongo, sottolineando appunto gli scarsi tentativi di interazione sociale che interessano tutte le età.

Le proposte degli operatori della cooperativa passano sempre attraverso il gioco così da sviscerare in maniera informale dinamiche e problematiche nei rapporti tra grandi e piccoli in famiglia.
Tutto questo lavoro che mixa gioco e aspetti socio-psicologici porterà ad un festival, nel mese di maggio a cavallo della Giornata Mondiale del Gioco, nel quale verranno messi insieme professionisti che, ciascuno secondo le proprie competenze, parleranno dell’uso degli strumenti tecnologici, dei danni, dei problemi sociali e fisici che il loro costante uso comporta e le possibili soluzioni.
Pediatri, psicologi, esperti di privacy, pedagogisti, informatici saranno solo alcuni degli ospiti previsti per parlare di cyberbullismo, algoritmi che muovono la Rete, salute dei bambini e degli adolescenti, produzione di contenuti online, parental control e molto altro.
L’obiettivo non solo sarà quello di capire come spostare l’attenzione di giovani e meno giovani dai contenuti filtrati attraverso uno schermo ma anche proporre alternative valide ed interessanti.
Verrà infine stilato un opuscolo nel quale verranno indicati luoghi NO WI-FI ZONE, come parchi, luoghi di ristoro, strutture ricettive dove poter andare se si intende stimolare attività familiari senza la mediazione di un cellulare.
di Emanuela Nicoloro

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