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“Fuga dall’omofobia”: il punto su rifugiati Lgbti

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PALERMO. Status di rifugiato e protezione sussidiaria per le persone omosessuali, bisessuali, transessuali e intersessuali (Lgbti), in base al loro orientamento sessuale o della loro identità di genere. È il tema del convegno internazionale che svolgerà a Palermo, il 25 e 26 novembre, presso Villa Zito, sede della Fondazione Banco di Sicilia.

FARE RETE – Organizzato dall’Associazione Avvocatura per i diritti Lgbt – Rete Lenford e patrocinato dalla Camera dei Deputati, interverranno i rappresentati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, delle Commissioni Territoriali per il riconoscimento della Protezione Internazionale e dell’Osservatorio della Polizia di Stato per la sicurezza contro gli atti discriminatori. «Il convegno vedrà la partecipazione dei maggiori esperti italiani ed europei sul tema della protezione internazionale – spiega  Antonio Rotelli, presidente dell’Associazione Avvocatura per i diritti Lgbt –   È un modo di fare Rete e sensibilizzare chi quotidianamente affronta situazioni delicate , relative a Lgbt migranti».

REPORT “FUGA DALL’OMOFOBIA” – Durante il convegno saranno illustrati i risultati della ricerca nell’ambito del Progetto Fleeing Homophobia cofinanziato dalla Commissione europea, di cui Avvocatura per i diritti LGBT – Rete Lenford è partner. «La ricerca europea “In fuga dall’omofobia” –  aggiunge  Simone Rossi, di Avvocatura e responsabili per l’Italia della ricerca – ha studiato per la prima volta tutte le legislazioni e le prassi dei 27 paesi dell’Unione in materia di protezione internazionale. Ogni anno, in Europa, sono migliaia le domande di asilo presentante da persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali (Lgbti) in fuga da paesi nei quali l’orientamento sessuale o l’identità di genere sono criminalizzate fino alla condanna alla pena di morte. L’Unione europea e gli stati europei hanno già compiuto alcuni passi concreti e positivi, come il riconoscimento dell’orientamento sessuale quale motivo di persecuzione, ma si può fare ancora meglio».
 

di Simona Nocera

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