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Famiglia Cristiana VS Comunione e Liberazione

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RIMINI. L’annuale meeting di Comunione e Liberazione è in corso a Rimini e conquista, come ogni anno, una forte attenzione mediatica grazie anche agli ospiti “vip”. Quest’anno ha fatto visita il premier Mario Monti, dopo la visita dello scorso anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Come ogni anno il meeting riceve anche dure critiche. La più forte è giunta da Famiglia Cristiana che ha riservato nel numero di questa settimana un duro editoriale alla kermesse di agosto. “C’e’ il sospetto -si legge nell’editoriale- che a Rimini si applauda non per cio’ che viene detto. Ma solo perche’ chi rappresenta il potere e’ li’, a rendere omaggio al popolo di Comunione e Liberazione”.
Duro anche il giudizio sul discorso di Monti. “Un lungo applauso del popolo dei ciellini ha accolto il premier. Tutti gli ospiti del Meeting, a ogni edizione, sono stati sempre accolti così: da Cossiga a Formigoni, da Andreotti a Craxi, da Forlani a Berlusconi. Qualunque cosa dicessero. Poco importava se il Paese, intanto, si avviava sull’orlo del baratro. Su cui ancora continuiamo a danzare. Non ci sembra garanzia di senso critico, ma di omologazione”.
“Quell’omologazione da cui dovrebbe rifuggere ogni giovane. E che rischia di trasformare il Meeting di Rimini in una vetrina: attraente, ma pur sempre autoreferenziale”. “Le parole di Monti -si insiste nell’editoriale- sono servite a dar fiducia a un Paese con il freno a mano tirato. Anche se il cammino di risanamento e’ lungo. Un discorso di speranza, con forti contrasti con la realtà. Ma quali provvedimenti stanno creando lavoro e contrastando la disoccupazione giovanile? Il Paese e’ stremato. Dieci milioni di famiglie tirano la cinghia. La disoccupazione e’ al 10,8 per cento. Solo un italiano su tre ha un posto regolare a tempo indeterminato (meno che in tutti i Paesi europei).
Secondo Eurostat, gli occupati in Italia sono 450 mila in meno che nel 2007. Aumentano i cassaintegrati. Su una popolazione di 60,8 milioni di residenti, solo il 36,8 per cento (22,3 milioni di persone) lavora”.

di Francesco Adriano De Stefano

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