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Apolidia, quando la discriminazione è legalizzata

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ROMA. Una ricerca pubblicata dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i
Rifugiati (UNHCR) evidenzia che il trattamento discriminatorio delle donne all’interno delle leggi sulla cittadinanza è un fenomeno presente in quasi tutti i continenti del mondo.  In almeno 25 paesi sono in vigore leggi sulla cittadinanza che non consentono alle donne di trasmettere la propria nazionalità ai figli.

LA MAPPA.La maggior parte degli stati che negano alle madri il diritto di trasmettere la propria nazionalità ai figli si trova in Medio Oriente e Nord Africa (dodici stati) o nell’Africa sub-sahariana (nove stati), mentre i rimanenti sono in Asia (quattro stati) o nelle Americhe (due stati). In alcuni casi, i bambini diventano apolidi in questi paesi perché non possono acquisire la cittadinanza di nessuno dei due genitori. Questo può avvenire, ad esempio, se anche il padre è apolide oppure se la legge non permette la trasmissione della cittadinanza da parte dei padri ai figli nati all’estero. Inoltre, alcuni bambini si trovano in un pantano burocratico se il padre muore o li abbandona, lasciandoli senza documenti che possano certificare la propria nazionalità.
I NUMERI. Lo studio dell’UNHCR dimostra che gli stati si stanno impegnando sempre di più per correggere gli aspetti discriminatori verso le donne contenuti nelle proprie leggi sulla cittadinanza. Negli ultimi anni diversi stati, tra cui lo Sri Lanka, l’Egitto, l’Iraq, l’Algeria, l’Indonesia, il Marocco, il Bangladesh, lo Zimbabwe, il Kenya, la Tunisia ed il Principato di Monaco, hanno riformato la propria legislazione in materia. Tutti questi paesi hanno emendato le proprie leggi, dando eguali diritti alle donne in fatto di trasmissione della cittadinanza ai figli. A livello globale, gli apolidi, ovvero le persone che non posseggono la nazionalità di alcuno stato, sono circa 12 milioni, di cui addirittura la metà potrebbero essere bambini. Dalla ricerca dell’UNHCR emerge come siano necessari ulteriori studi che quantifichino in maniera più precisa il numero di bambini resi apolidi dalle leggi sulla cittadinanza che discriminano le donne. Gli apolidi sono tra le persone più povere ed emarginate al mondo, spesso sono popolazioni invisibili che risultano difficili da censire. A dicembre del 2011, l’UNHCR ha convocato una riunione dei ministri competenti degli stati che hanno aderito alla Convenzione internazionale del 1951 relativa allo status dei rifugiati ed alla Convenzione del 1961 sulla riduzione dell’apolidia. Nel corso dell’incontro, numerosi paesi si sono impegnati ad eliminare la discriminazione di genere dalla propria legislazione sulla cittadinanza.
PER SAPERNE DI PIU’
http://www.unhcr.org/4f5886306.html (ESTERI. Lo studio dell’UNHCR)

di Francesco Gravetti

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