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Regione Campania, Palmeri:«Assunzioni dei disabili, ecco cosa è il vero cambiamento»

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Regione Campania: in un anno, grandi passi. 

La riorganizzazione dei centri per l’impiego, l’implementazione di servizi innovativi, il coordinamento unico regionale del collocamento mirato, la creazione degli Spazio Lavoro, la guerra alla burocrazia asfissiante: questi sono i passi importanti che vanno nella direzione della costruzione di un mercato del lavoro equo, efficiente ed inclusivo.  
Sono circa 4.000 gli avviamenti al lavoro dei disabili e delle altre categorie protette realizzati in circa 3 anni di impegno assoluto della Regione Campania, verso l’inclusione lavorativa delle categorie più fragili. Circa 300 da gennaio 2019 ad oggi nella sola provincia di Napoli.  Ultimissime selezioni attive per addetti al settore lavorazione pelli ed operatori informatici.
I colloqui di selezione vengono condotti direttamente presso il servizio del collocamento mirato di Napoli, in assessment con operatori dei centri per l’impiego e rappresentanti aziendali.  «Non dimentichiamoci- afferma l’assessore regionale Sonia Palmeri- da dove siamo partiti, è da meno di un anno che i centri per l’impiego sono regionali.  La politica di omogeneizzare le procedure di ciascuna provincia, ridurre la burocrazia e inserire nuovi servizi e processi, sta dando i suoi frutti.  La sottoscrizione dell’intesa tra Regione Campania e FOQUS (fondazione quartieri spagnoli), ad esempio permetterà a tanti giovani disabili di lavorare per importanti aziende, come Ferrarelle Spa, che sviluppano una reale responsabilità sociale d’impresa e fanno dell’inclusione un plus. Come rappresentante di tutte le regioni italiane nella consulta nazionale per l’inclusione lavorativa- continua l’Assessore Sonia Palmeri-delle persone con disabilità ritengo sia giunto il momento di rivisitare la legge 68/99.  Sono passati ormai 20 anni dalla sua entrata in vigore e abbiamo bisogno di una normativa più adatta alle mutate condizioni di mercato. I temi che permetteranno di realizzare competitività e coesione sociale sono senza alcun dubbio: investimenti pubblici al Sud, riduzione costo del lavoro, aumento del livello di scolarizzazione e qualificazione di tutti coloro che-conclude poi- sono rimasti indietro e non riescono ad inserirsi in processi produttivi altamente tecnologici».

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