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La Tenda: comunità che accoglie oggi e costruisce autonomia domani

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Il Centro La Tenda nasce come risposta comunitaria alle fragilità, coniugando accoglienza e pratiche educative in evoluzione. Dalla prevenzione delle dipendenze all’educativa di territorio, dall’ascolto dei senza dimora al sostegno delle famiglie, la rotta resta chiara: affermare la centralità della persona nel percorso e accompagnarla verso l’autonomia.

Un modello cresciuto in dialogo costante con la città e con le sue trasformazioni sociali, che non rinuncia all’idea di “tenda”: uno spazio di sosta, riorientamento e ripartenza. Attiva dal 1981 a Napoli, opera lungo l’intero spettro della fragilità, con un approccio fondato su accoglienza, transitorietà e didattica innovativa.

Come spiega la governance della struttura: «La Tenda è nata all’indomani del terremoto: un gruppo di volontari con don Antonio Vitiello si interrogò su come rispondere alle emergenze più devastanti per la persona. All’epoca la tossicodipendenza non aveva ancora cornici normative e figure professionali; noi spostammo l’attenzione dalla droga alla persona, introducendo il coinvolgimento attivo delle famiglie e una presa in carico educativa», afferma Nicola Romano (direttore area povertà).

«La comunità è rimasta fedele a un’idea: accoglienza come valore e come tempo di lavoro su responsabilità, decisione, ricostruzione di un progetto di vita. La tenda unisce, protegge, ma è anche transitorietà: si sta quanto serve per tornare a camminare con le proprie forze».

«L’attenzione alla persona ci ha impedito di diventare settoriali: il legame col territorio è fondamentale», sottolinea Antonio Rulli (direttore generale). «Il percorso con i senza dimora inizia nel 2005, quando non esistevano programmi comunali: erano gli invisibili. Con i minori avevamo già avviato nel 2000 educativa di territorio e prevenzione nelle scuole, perché vedevamo crescere la povertà educativa. Abbiamo costruito risposte ascoltando i bisogni e tessendo reti: non si intercetta la fragilità senza una comunità intorno».

«Il quartiere è generoso: da qui è nato il nostro centro educativo», racconta Titti De Marco (responsabile area minori e famiglie). «Partiamo dalle famiglie: non ci affidano semplicemente i loro figli, ma ci si lega ad un patto di reciproca responsabilità. Lavoriamo in gruppi omogenei per età — “scriccioli”, “viaggiatori”, “tuffatori” — secondo la logica della transitorietà: un pezzo di strada insieme, poi l’autodeterminazione.

La nostra didattica innovativa fa studiare facendo, con educatori e alleanze culturali (come il Museo Archeologico, Osservatorio Astronomico, Fondazione Dohrn), e valorizza le competenze chiave in modo concreto, anche con portfolio personali. Nel Polo delle famiglie curiamo incontri protetti tra genitori e figli, soprattutto con i papà: spazi di osservazione e facilitazione che rinforzano i legami e prevengono il disagio».

Dalla prima emergenza post-sisma a una rete di servizi integrati, La Tenda ha tradotto la solidarietà in metodo: famiglie coprotagoniste, educativa che abilita, prossimità che include. Una tenda che non trattiene: accompagna.

E che, proprio nel suo essere provvisoria, restituisce a ciascuno la possibilità di una dimora più stabile: se stessi.

 

di Domenico Caiazza

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