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La scuola ai tempi della pandemia, Maestri di strada: «necessaria una didattica attiva e la completa riprogrammazione delle attività»

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«Una buona risorsa e un buon ascoltatore». È così che Cesare Moreno, presidente della onlus “Maestri di Strada”, definisce il neo ministro all’ Istruzione Patrizio Bianchi. Dopo un esordio da dimenticare  – è subito finito tra le grinfie di Crozza per un’uscita non proprio felice – la questione è proprio questa: aver avuto un ruolo nella gestione della scuola in quest’anno di pandemia, alla luce dei risultati rappresenta un limite o una risorsa? Per Cesare Moreno non ci sono dubbi.

«Non è che lui sia stato ascoltato più di tanto. Il problema è che bisogna confrontarsi con regioni, presidi, insegnanti e sindacati e non è semplice. Ogni cosa che si dice trova diecimila obiezioni da parte di piccoli e grandi potentati che hanno paura che venga messa in discussione la propria posizione».

Il neo ministro conosce bene la realtà dei “Maestri di strada” e nel corso di quest’anno l’ha addirittura citata come buona pratica che può e deve fare scuola.

«Quando Bianchi era presidente della commissione per il rientro a scuola ha fatto riferimento alla nostra Onlus come modello da seguire e la cosa non può che farci piacere. Se ci crede davvero forse qualcosa si potrà fare ma è chiaro che non sarà semplice un’operazione del genere. È innanzitutto necessario che gli insegnanti imparino ad interrogare i ragazzi non solo su quello che loro gli hanno raccontato ma, ben più importante, sulle esperienze che fanno».

Un modello di scuole completamente diverso dal concetto di didattica frontale, unico, secondo Moreno, in grado di promuovere una complessa operazione di recupero.

«In realtà il tempo perduto ormai è andato e non credo si possa recuperare. Soprattutto se si pensa di poterlo fare esattamente nello stesso modo in cui si è perso. La cosa migliore sarebbe considerare in maniera unitaria il periodo che va da febbraio 2020 a giugno 2022 e spalmare su questo periodo un lavoro di recupero. Ma non può avvenire riproponendo unicamente la didattica frontale. Abbiamo bisogno di didattica attiva e di una completa riprogrammazione delle attività. Su questo il problema evidente è che gli insegnanti tendono a riprogrammare le attività unicamente sulla base di quello che facevano prima e questo non può funzionare. Ci vuole qualcuno che tracci una strada e che lo faccia senza tentennamenti».

La necessità di recuperare il tempo perso è chiara al nuovo governo Draghi che, da quanto è emerso, starebbe pensando ad un prolungamento delle attività scolastiche, non è chiaro se in Dad o in presenza, fino al mese di luglio. E questo ha innescato la solita polemica sulle ore di lavoro degli insegnanti, da molti considerate poche.

«È una cosa assurda , si continua a parlare degli insegnanti come se fossero dei fannulloni. Parliamo di persone stremate che dopo un anno del genere non ce la fanno più. Ma ci rendiamo conto che molti sono in malattia e tanti stanno andando in pensione?».

di Luca Leva

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