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Caldo intenso e livello del mare, il futuro dell’area mediterranea verso il cambiamento climatico

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Il continente Europeo e la fragile area del Mediterraneo, che già da alcuni anni risente degli effetti dei cambiamenti climatici, sono stati oggetto di studio del nuovo report IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) reso pubblico il 20 marzo, che analizza e valuta le recenti informazioni scientifiche messe a disposizione per migliorare la comprensione delle cause, degli effetti e delle soluzioni ai cambiamenti climatici.

In generale, per l’Europa, l’IPCC identifica quattro categorie di rischi chiave, ovvero i rischi causati da ondate di calore, rischi per la produzione agricola, rischi di scarsità di risorse idriche e rischi prodotti da maggiore frequenza e intensità di inondazioni costiere, fluviali e pluviali.

Le ondate di calore interessano popolazioni, ecosistemi terrestri e marini, e mettono in pericolo la salute di uomini e animali, causando la riduzione degli habitat e la perdita di biodiversità: “Ci si attende che il numero di decessi e persone a rischio di stress da calore aumenti con il riscaldamento globale, raddoppiando o triplicando per un innalzamento della temperatura pari a 3°C, rispetto a 1,5°C. Il riscaldamento ridurrà gli habitat adatti agli attuali ecosistemi terrestri e marini e cambierà irreversibilmente la loro composizione, con effetti la cui gravità aumenta al di sopra del livello di riscaldamento globale di 2°C. Le misure di adattamento allo stress termico della popolazione e il contenimento dei rischi da ondate di calore necessitano di molteplici interventi su edifici e spazi urbani”.

Alti i rischi per la produzione agricola europea: “A causa di una combinazione di caldo e siccità, si prevedono nel ventunesimo secolo perdite sostanziali in termini di produzione agricola per la maggior parte delle aree europee”.

Per quel che riguarda il rischio di scarsità di risorse idriche il report spiega come “nell’Europa centro-occidentale questo rischio diventa molto alto nel caso di un innalzamento di temperatura di 3°C, ma nell’Europa meridionale il rischio è già elevato per un livello di riscaldamento globale di 1,5°C. Già con un livello di riscaldamento medio, le strategie di adattamento che riducono il fabbisogno idrico devono essere combinate con trasformazioni quali la diversificazione delle sorgenti e modifiche dell’uso del territorio”.

All’estremo opposto troviamo i rischi prodotti da maggiore frequenza e intensità di inondazioni: “A causa dell’aumento delle precipitazioni estreme in molte aree Europee e dell’innalzamento del livello del mare lungo praticamente tutte le coste ad eccezione della penisola scandinava, i rischi per le persone e le infrastrutture derivanti dalle inondazioni costiere, fluviali e pluviali aumenteranno in molte regioni d’Europa”.

L’area del Mediterraneo soffre di alcune peculiari vulnerabilità, come una popolazione urbana numerosa, in crescita ed esposta alle ondate di calore, un numero elevato e crescente di insediamenti esposti al rischio dell’innalzamento del livello del mare, la crescente domanda di acqua da parte dell’agricoltura per l’irrigazione e l’allevamento e, infine, l’elevata dipendenza economica che ha dal turismo, a rischio per l’aumento delle temperature e per l’attuazione di politiche internazionali di riduzione delle emissioni di viaggi aerei e crociere. Ad un aumento di 3°C delle temperature medie, in Europa coinciderà l’estinzione del 50% degli insetti e delle piante, che non avranno più le condizioni necessarie per sopravvivere.

Gli effetti dei cambiamenti climatici saranno sempre più intensi anche in Italia: «L’Italia è soggetta ai rischi tipici dell’Europa Mediterranea, alcuni dovuti a peculiarità del cambiamento climatico, altri alla particolare vulnerabilità di ecosistemi e settori produttivi. Le peculiarità del cambiamento climatico sono legate all’attesa diminuzione della precipitazione, in contrasto con la tendenza all’aumento a scala globale e nel nord Europa, e alla particolare intensità del riscaldamento estivo. Altri rischi sono legati alla vulnerabilità delle coste, dove insediamenti e strutture sono frequentemente collocati poco al di sopra del livello medio del mare, all’importanza economica del settore turistico e alla vulnerabilità degli ecosistemi terrestri e marini, minacciati anche da altri fattori antropici, come sovrasfruttamento e inquinamento».

27di Valerio Orfeo

 

 

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