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” ‘A livella”, la commemorazione dei defunti nel capolavoro della letteratura napoletana del secolo scorso

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Il mese di novembre è considerato il “mese dei morti”. Questa ricorrenza è, nel tempo, diventata per il cristiano un doppio movimento spirituale. Da una parte ci si volge verso il proprio passato, il pensiero corre alle persone care defunte, a quelle a cui si è voluto particolarmente bene e a tutte quelle cui per tanti motivi ci si è sentiti legati. Dall’altra porta a protendersi verso il futuro e alla vita che, ad ogni modo, continua.

Totò nella poesia ‘ A livella’ affronta il tema della morte che, pur essendo un avvenimento doloroso e spiacevole, ha  la  qualità  di essere uguale per tutti.

Il sonno eterno non concede benefici a nessuno, né a colui che ha goduto di onori e privilegi né a chi  invece ha vissuto un’esistenza, povera, fatta di difficoltà e stenti.

Entrambi i  signori, protagonisti della poesia di Totò, hanno lo stesso spazio e sono nello stesso luogo. La morte, quindi, possiede un concetto di uguaglianza che non ha riscontri in nessuna altra situazione in vita, agendo proprio come una livella, “livellando” ogni tipo di disuguaglianza esistente tra i vivi.

La  poesia A livella’ rappresenta un capolavoro della letteratura napoletana del secolo scorso. La forma, il contenuto e le tematiche dello scritto sono in linea con la produzione cinematografica e teatrale del suo autore Antonio de Curtis, in arte Totò.

Nella poesia, il grande Totò si immedesima nella figura di don Gennaro, il povero netturbino che riesce a dare una singolare lezione al Marchese e ai suoi insignificanti titoli nobiliari, in quanto l’unica capace di eliminare tutte le disuguaglianze sociali e riportare tutti sullo stesso piano, è la morte, che viene paragonata a una livella,  ossia allo  strumento utilizzato dai muratori per livellare i muri.

In una società dell’apparenza ove l’essenza conta ben poco e  si sacrificano tranquillamente qualità e prestazioni a favore dell’aspetto  che deve trasmettere un messaggio chiaro e il cui unico obiettivo è diventare uno status symbol, vale la pena ricordare:

“ A morte ‘ o ssaje ched’’e? E’ una livella “ Nu rre , ‘nu magistrato, ‘ nu grand’ommo trasenno stu canciello ha fatt’ o punto c’ha perzo tutto, ‘ a vita e pure ‘ o nomme”

 di Maria Rosaria Ciotola

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