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Francia: fois gras con antibiotici. Battaglia degli animalisti

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PARIGI –  Arriva un motivo in più per mettere al bando il “fegato grasso” di anatre. A portare avanti la battaglia e’ la Protezione animali che sottolinea: «Non bastavano le atroci e brutali torture inflitte a milioni tra anatre ed oche, ingozzate a forza per sviluppare la steatosi epatica da cui viene poi ricavato il foie gras, adesso sembra che ai poveri animali siano stati somministrati antibiotici e che molti di quelli detenuti negli allevamenti sarebbero malati. Tale somministrazione sarebbe dovuta alle patologie sviluppate dagli animali proprio a causa della modalità di allevamento e dell’alimentazione forzata». La notizia della fois gras prodotto per mezzo di somministrazione antibiotica e’ arrivata proprio dalla produzione: «Se le accuse avanzate da alcuni ex dipendenti di una multinazionale francese dovessero essere provate, saremmo in presenze dell’ennesimo, terribile scandalo alimentare. Un motivo in più, questo, per mettere definitivamente al bando la produzione e la commercializzazione del foie gras, ottenuto attraverso la sofferenza di moltissimi animali, e adesso pericoloso anche per la salute umana. Sofferenza che noi abbiamo recentemente denunciato con la nostra campagna “Abbi Fegato”» prosegue la Protezione animali. Ma il problema secondo l’Enpa è più generale e non riguarda soltanto il foie gras. «La frode alimentare è solo un aspetto di un problema più generale. Quello, appunto, legato all’uccisione di animali per soddisfare il nostro presunto fabbisogno alimentare: da questo punto di vista discriminare fra cavalli, oche, anatre suini e bovini non ha alcun senso perché si tratta sempre di esseri viventi – commenta il direttore scientifico dell’Enpa, Ilaria Ferri -. Dire di no alla carne è l’unico modo per salvare la vita a milioni di esseri viventi e risparmiare loro un indicibile supplizio, ma è anche lo strumento più efficace sia per prevenire le cause della contraffazione, sia, come dimostra la letteratura scientifica, per garantire a tutti noi un’alimentazione più salutare, più sostenibile dal punto di vista della gestione delle risorse, meno inquinante e accessibile a tutti gli abitanti del pianeta».

di Mirella D’Ambrosio

 
 

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