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Caso Artic, Greenpeace denuncia: attivisti trasferiti senza motivazione

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ROMA – Greenpeace apprende da fonti diplomatiche che i 30 attivisti detenuti in Russia a seguito di una protesta pacifica contro le trivellazioni nell’Artico, stanno per essere trasferiti dal centro di detenzione in cui si trovano attualmente – a Murmansk – a un carcere di San Pietroburgo.
LE DICHIARAZIONI – Gli avvocati dei 30 non sono a conoscenza delle motivazioni di questo trasferimento. Il Direttore esecutivo di Greenpeace International, Kumi Naidoo afferma: “Queste persone semplicemente non dovrebbero essere in galera, dovrebbero essere libere di riunirsi alle loro famiglie e ricominciare con le loro vite. A differenza di Murmansk, a San Pietroburgo c’è luce anche nei mesi invernali, e famiglie e rappresentanti diplomatici potranno far loro visita più facilmente. Ma non c’è nessuna sicurezza del fatto che le condizioni di vita nel nuovo centro di detenzione siano migliori che a Murmansk, anzi, potrebbero essere peggiori. Non c’è alcuna giustificazione per prolungare la carcerazione un solo giorno di più. Si tratta di persone colpevoli solo del fatto di avere una coscienza e di aver agito per proteggere il futuro di tutti noi, e dovrebbero essere liberi.” Le autorità giudiziarie russe sono state severamente criticate oggi per non aver ancora formalmente ritirato le accuse di pirateria nei confronti degli attivisti detenuti, nonostante avessero affermato la loro intenzione di farlo. Il Comitato Investigativo aveva infatti annunciato che le accuse di pirateria –per le quali la pena è fino a 15 anni – sarebbero state sostituite da quelle per vandalismo. Ma quando i 30 detenuti sono stati convocati dal Comitato nel corso di questa settimana, le accuse non sono state ritirate. Attualmente tutti loro sono allo stesso tempo accusati di pirateria e vandalismo.

 

di redazione online 

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