Violenza d’onore, sono stati resi noti i risultati del progetto ProYouth che negli ultimi mesi ha impegnato, per l’Italia, la Cooperativa Shannara di Portici. Progetto condiviso con Finlandia e Giordania e che ha avuto la missione di indagare quanto è compresa e riconosciuta la honour related violence, una forma di violenza di genere legata alla comunità e alla famiglia di appartenenza, in questi tre Paesi, sia tra gli operatori che tra i giovani. I risultati del progetto sono stati illustrati lo scorso 29 maggio presso l’Istituto “Carlo Levi” di Portici. In estrema sintesi: molto si sta facendo ma tanto si deve ancora fare per arginare il fenomeno e dare strumenti utili alle vittime. Un impatto utile può averlo la app legata al progetto.
Quali sono stati dunque gli esiti del questionario somministrato? I giovani coinvolti sono stati 42: 15 in Italia, 17 in Giordania e 10 in Finlandia (prevalentemente di origine irachena), di una fascia di età che andava dai 13 ai 30 per l’Italia, dai 16 ai 30 in Finlandia e dai 19 ai 45 in Giordania (per gli over 30 si teneva conto delle eventuali violenze subite in età infantile o adolescenziale). Giovani con situazioni complesse: residenti in case famiglia nel caso dell’Italia o anche senzatetto tra quelli finlandesi. Per quanto riguarda i ragazzi e le ragazze italiane, è emerso che secondo la loro opinione una perdita dell’onore si determina – questa la risposta più frequente – nell’ambito delle scelte sessuali, sia intese come orientamenti che come relazioni extraconiugali o perdita della verginità (per la ragazze). Altri fattori indicati come ragioni di perdita del proprio onore sono: “non rispettare i propri principi o valori condivisi”, “essere coinvolti in frodi finanziarie” o “far parte di bande criminali”. Rispetto alle violenze nell’ambito del nucleo familiare o della comunità per preservare l’onore, molti intervistati hanno dichiarato di averle subite e hanno riportato di aver subito violenza fisica o emotiva, a vari livelli, da parte di membri della loro famiglia. Rispetto alle soluzioni cercate contro queste vessazioni, metà degli intervistati in tutti e tre i Paesi ha dichiarato di non aver tentato di trovare una soluzione. In Italia, una persona ha dichiarato di aver ricevuto aiuto dalla sorella mentre altri si sono rivolti alla scuola. La maggioranza degli intervistati ha informato qualcuno circa la situazione che stava vivendo. In Italia, 12 intervistati su 15 si sono aperti con una persona vicina ed hanno ricevuto aiuto mentre i restanti tre si sono rivolti alle autorità. In ciascuno dei tre paesi, una o due persone hanno dichiarato di provare troppa vergogna o hanno temuto di non essere creduti.
Tutti gli intervistati che hanno dichiarato di essere stati aiutati, in tutti e tre i Paesi, hanno ricevuto supporto psicologico. In Italia hanno anche beneficiato di protezione, alloggio, consigli pratici su come affrontare il problema e supporto economico e morale. Molti, però, hanno anche indicato carenza nelle tipologie di intervento nelle situazioni acute e la disponibilità di luoghi sicuri.
Dal questionario, con una proiezione statistica, si evince come i conflitti legati all’onore sono in costante crescita nei Paesi target ma in generale in tutta Europa; e il progetto Pro Youth mira proprio a cercare di trovare di nuovi modi per «dare una risposta unita ai conflitti relativi all’onore e nel supportare i giovani che ne sono vittima». Grazie a questa alleanza transnazionale, violenze specifiche di alcuni contesti culturali come delitto d’onore, matrimonio forzato, vengono portati alla luce lavorando prima di tutto con le vittime e le potenziali vittime. Lo scopo di questa indagine è «l’acquisizione di conoscenze su come i professionisti che lavorano coi giovani, così come i giovani stessi, percepiscono il rapporto tra onore e violenza, su cosa pensano si intenda con questi due termini, quali sono le cause, come si manifesta e come sia possibile proteggere le persone che ne sono vittima». Uno studio sulle percezioni comuni e sulle esigenze di informazione in merito alla problematica i cui risultati saranno utilizzati nel coadiuvare le organizzazioni partecipanti nella creazione e nello sviluppo di un manuale per i professionisti e di un’app per le potenziali vittime di violenza d’onore.
E proprio a proposito della app, il report avrà utilità sia nella stesura di un manuale per gli operatori che per la creazione della app per i giovani. Alla fine del questionario per i giovani, una intervistata ha riassunto ciò che ProYouth offre alle vittime di violenza d’onore, potenziali e non: «Possono esserci domande a cui rispondere per poi rendersi conto che questo accade nella tua famiglia. Allora capisci che non è colpa tua. Pensavo che tutto fosse colpa mia: sono una cattiva donna, non sono adeguata per la mia famiglia, non ho mai fatto abbastanza. L’app può aiutarti a capire che non è colpa tua».
di Bianca Bianco