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Record di partecipanti, best practice e criticità: è il Festival del Fundraising

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Torna in presenza, questa volta a Riccione, la tre giorni del Festival del Fundraising, giunto ormai alle quindicesima edizione, con un tema veramente speciale, dal titolo: “Avrò cura di te”. Ed infatti, durante la plenaria d’apertura la canzone che ha accompagnato i partecipanti è stata proprio “La cura” di Battiato.

E’ un’edizione da record, questa del 2022: 1.021 partecipanti (mai così tanti e finalmente tutti in presenza dopo due anni di stop), 90 relatori tra cui anche alcuni internazionali e 60 sessioni di approfondimento sulle più svariate tematiche inerenti il fundraising chiaramente.

Il programma di questa edizione è, come ogni anno, estremamente ricco di spunti di riflessione su temi che mettono praticamente al centro dell’attenzione il donatore, analizzando tutto ciò che è utile studiare ed approfondire per migliorare l’approccio alla raccolta fondi. E’ così spazio al tema della “donor centricity 3.0” per cercare di capire chi sono i donatori ed il tema del “donor love”, ma anche gli strumenti per un buon piano di fundraising, dalla pack mailing alla email al telefono, passando per il face to face e per le neuroscienze. Ma le tematiche di questa edizione spaziano anche dal corporate fundraising alla costruzione di progetti in partenariato col settore pubblico, passando per un approfondimento sulla responsabilità sociale d’impresa; inoltre c’è uno sguardo molto attento all’aspetto che riguarda il digital fundraising e gli strumenti tecnologici a disposizione di ogni fundraiser che si rispetti, dalla landing page ai social allo storytelling. Ovviamente non poteva mancare un’attenzione particolare ai grandi donatori ed al rapporto con le aziende oltre che un approfondimento sull’analisi dei dati e sulla riforma del Terzo Settore ed iscrizione al RUNTS.

Questo del Festival è un appuntamento fisso di ogni fundraiser, che puntualmente a giugno si sente a casa, circondato da colleghi ed amici che vivono le sue stesse difficoltà e gioiscono dei traguardi quando questi vengono raggiunti; è un modo per confrontarsi con le sfide dovute ai cambiamenti che la nostra società genera, mese dopo mese ed a volte anche più velocemente; è un modo per cercare di restare al passo con i tempi in un mondo che viaggia alla velocità della luce.

Sessioni di confronto, best practice da condividere, divari territoriali da sanare o almeno da ridurre e tanta voglia di migliorare, perché il motto di ogni fundraiser è “prendersi cura dell’altro, aiutarlo a realizzare il suo sogno”, soprattutto quando il suo sogno è quello di aiutare chi magari non riuscirebbe a farcela da solo.

Ed infatti la plenaria di apertura del Festival ha avuto come protagonista Nives Meroi, una donna che apparentemente sembrerebbe non avere nessuna connessione col fundraising. Definita da Messner la più forte alpinista di tutti i tempi, è la prima donna ad aver scalato 14 vette da 8.000m; ma non è questo che ci ha colpito ieri, ascoltando il suo intervento sul palco col fiato sospeso mentre descriveva la sua vita fatta di scalate in condizioni anche precarie e molto pericolose, fatta di rinunce e di vittorie, fatta di scelte a volte anche difficili,  ma piuttosto la naturalezza con cui ha parlato di “dono” e di alpinismo, raccontando la storia della sua vita in cordata con il marito (se non conoscete la sua storia vi suggerisco di cercarla in internet e leggerla).

Sara Petricciuolofundraiser

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