Pochi giorni prima di Natale, rivolgendosi alla Camera dei Deputati, il Ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, ha detto: ”E’ assurdo che con il cambiamento climatico l’Italia non abbia un Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico. Nonostante sia stato avviato nel 2016, ancora oggi non ha ottenuto il parere per la Valutazione ambientale strategica. Il mondo scientifico e della tecnica devono rendersi conto che i tempi degli studi e delle analisi sono diversi da quello che il territorio ci impone. Gli armadi di tutti gli enti sono stracolmi di studi di previsione, ma se lo studio rimane nell’armadio e non passa alla fase della prevenzione, abbiamo perso la scommessa”.
Il PNACC, il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, è in attesa di approvazione da cinque anni. Complesso nella sua ideazione e ancor di più nella sua attuazione, il Piano contiene i dati georeferenziati relativi agli scenari ed agli indicatori climatici, riferiti al nostro Paese, e costituisce una base comune di dati, informazioni e metodologie di analisi da condividere con tutti i soggetti coinvolti nella pianificazione locale e settoriale. Il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, che approfondisce la vulnerabilità, gli impatti potenziali e la pericolosità di diversi eventi pericolosi ipotizzabili (alluvioni, siccità, incendi, dissesti idrogeologici, ecc.), e valuta l’esposizione, la sensibilità e la capacità di adattamento del nostro territorio, è basato su dati scientifici obsoleti e quindi non più attendibili. Per la stesura del Piano si è fatto riferimento ai dati dell’IPCC risalenti al 2015, che ad oggi risultano, oltre che superati, anche troppo ottimisti rispetto ai report attuali.
Dopo la tragedia che ha colpito l’Isola di Ischia il 26 novembre, l’attenzione mediatica sul tema dei cambiamenti climatici, e degli effetti disastrosi che gli eventi atmosferici estremi da essi causati provocano, ha costretto la politica a rispondere della mancata approvazione del PNACC. Questo documento indica la strada per adattare le nostre città e le nostre infrastrutture agli eventi atmosferici estremi che, a causa della crisi climatica, diventeranno sempre più frequenti. L’elaborazione del PNACC è infatti stata avviata nel 2016, in seguito all’approvazione della SNACC (Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici), e nel 2017 e 2018 sono state svolte due consultazioni pubbliche, una revisione scientifica e un ampio dibattito che ha coinvolto le amministrazioni pubbliche, le istituzioni regionali e locali, gli enti di ricerca e altri soggetti interessati. Il processo di approvazione si è arenato però nel 2018, quando la Conferenza delle regioni e delle province autonome ha deciso di avviare una procedura di Valutazione ambientale strategica (Vas), ovvero un processo sistematico con cui viene valutato l’impatto ambientale di piani e programmi prima della loro effettiva approvazione. Nonostante la presidente Meloni abbia annunciato che il PNACC verrà approvato entro fine anno, secondo chi, nel 2016, il Piano lo ha redatto, difficilmente potrà essere attuato senza apportare una sostanziale revisione scientifica, che tenga presente i modelli previsionali aggiornati.
di Valerio Orfeo