Negli ultimi anni si è diffusa enormemente una tendenza narcisistica.

Viviamo l’epoca  dell’autocelebrazione, dove nei diari dei social si ritrae ogni attimo della vita dei protagonisti, dei selfie, dell’incensarsi a tessere le proprie lodi, dell’ognuno che si salva da solo (ed eventualmente a discapito degli altri).

Gli individui con personalità narcisistica sono auto-centrati e auto-riferiti, egocentrici, non prendono in considerazione l’altro nei suoi bisogni o nelle sue opinioni, avanzano senza preoccuparsi di pestare i piedi necessari.

La società contemporanea spesso rinforza questo atteggiamento, promuovendo una dinamica di estremo appetito di potere, di spazio liquido, di cambio di ruoli in base al desiderio e alle mode.

L’immagine grandiosa di questi “nuovi” narcisisti, rappresenta una proiezione di sé irrealistica e ideale atta a compensare una rappresentazione di sé molto più modesta e fragile caratterizzata da debolezza e inferiorità.

Attraversiamo un’epoca caratterizzata dall’assenza dell’altro e dalla propria plus-presenza, impaurita dall’altro come presenza costitutiva e legame, in cui si celebra l’importanza del concetto che ciascuno possa bastare a se stesso per non rischiare la dipendenza dall’altro.

Il culto esasperato dell’autonomia individuale mira a recidere ogni forma di dipendenza lasciando solo ai “servi” della post-modernità, ogni concezione solidaristica dell’esistenza.

L’ideale seduttivo dell’auto-generazione nega ogni debito, ogni provenienza dall’Altro nutrendo la credenza folle dell’Io che basta a se stesso. Il culto esasperato dell’autonomia individuale tende a recidere ogni forma di dipendenza lasciando solo ai “servi” della post-modernità, ogni concezione solidaristica dell’esistenza. Trionfa  la lotta per poter salvaguardare la propria individualità, l’altro diviene  specchio dei propri bisogni , si consumano velocemente emozioni, tutto ha un prezzo, il sacrifico, che impone lentezza nel raggiungimento degli obiettivi, annoia. Una società che vede individui scontenti, annoiati, poco disponibili a  gustare il presente, incapaci di  dare valore alla dimensione comunitaria, eternamente in lotta con le proprie fragilità, privi di tenerezza. Eppure  varrebbe la pena di ricordare che Narciso naufragò nell’abisso oscuro delle acque…

di Maria Rosaria Ciotola    

 

 

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