A Napoli, città dei miti e delle leggende, si crede esista “O munaciello”, uno spiritello piccolo e deforme, coperto da un saio e con scarpe dalle fibbie argentate. Può essere foriero di fortuna o fare piccoli scherzi. E’ solito lasciare, infatti, soldi nelle case abitate da persone a lui gradite o, al contrario, provocare la rottura o la scomparsa di oggetti. Matilde Serao riteneva che fosse davvero esistito durante il regno di Alfonso V d’Aragona. Frutto dell’amore contrastato tra Caterina Frezza, ricca ereditiera e l’umile garzone Stefano Mariconda, morto percorrendo i tetti che lo portavano alla sua amata successivamente rinchiusa in un convento. Al piccolo nato deforme, fu fatto indossare un saio con cappuccio per impedirne la visione alla gente. Da qui il nome “lu munaciello”.

Altri ritengono che il termine sia riconducibile ai pozzari ossia ai lavoratori, di bassa statura, che si occupavano della gestione delle numerose cavità    idriche scavate nel corso dei secoli sotto Napoli. Dotati di un elmetto e un mantello di lavoro che somigliava all’abito di un prete, per risalire dal sottosuolo, giungevano, inaspettati, nelle case, attraversando i cunicoli del centro storico, ove erano soliti approfittare di uno spuntino o infastidire le donne presenti.

Secondo, infine, una leggenda celtica “i munacielli” sarebbero figure soprannaturali,  dispettose e cattive, che ancor oggi attraversano la nostra città. Pare se ne avverti la presenza nella zona di Sant’Eframo Vecchio, nei pressi di piazza Carlo III, a piazza Garibaldi e in una casa a Via Tribunali.

Come ogni leggenda, quella del “munaciello” reca in sé un fondo di verità ed una parte di fantasia. Qualora, però, lo si dovesse incontrare, speriamo di suscitargli simpatia…

 

Maria Rosaria Ciotola

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