Cadere nel baratro del gioco d’azzardo è sempre più facile e il web facilita, e spesso promuove, questa dipendenza anche nelle fasce d’età più giovani che si ritrovano, inconsapevolmente, a passare dal gioco ludico a quello d’azzardo. Favorita dall’uso degli smartphone ormai anche in età preadolescienzale e quindi dall’accesso alle app, la dipendenza da gioco tocca ormai anche la fascia d’età che va dai 12 ai 14 anni. Le fragilità in età scolare aumentano e si moltiplicano le famiglie – decine ogni mese – che cercano aiuto.
Le strutture comunali collaborano con iniziative come giocatori anonimi, ma non possono inserire i minorenni segnalati ai Serd. In questo può inserirsi il terzo settore che, con realtà come Finetica Ets, che opera nel campo antiusura ma anche in quello del recupero della legalità attraverso il reimpiego di beni confiscati alla criminalità organizzata, è già avanti in termini di analisi e di prospettive. Dall’educazione finanziaria delle nuove generazioni si parte per la prevenzione, ma non è tutto. Sono già tante, troppe, le famiglie alle prese con minori vittime della dipendenza da gioco d’azzardo e per questo Finetica ha in mente un imponente progetto che potrebbe veder nascere la prima vera struttura di recupero per questa categoria di ragazzi, che spesso passano dalla ludopatia e dalla dipendenza dal gioco d’azzardo all’abuso di alcol e droga e alla violenza. Una spirale che stringe come un vortice e spesso sfocia nella commissione di reati.
Di recente il Ministero ha infatti affidato a Finetica due ville e sette ettari di terreni confiscati nei comuni di Postiglione e Alburni (in provincia di Salerno) e l’idea dell’Ets coordinata da Nello Tuorto è quella di realizzarvi il primo centro residenziale in Italia per minori vittime di ludopatia e dipendenze correlate (azzardo, alcol, droghe, violenza).
«Attualmente esistono solo centri diurni: – spiega Tuorto – e noi intendiamo offrire un percorso completo per il recupero, che includa il supporto alle famiglie disorientate che si ritrovano di fronte all’immensità di un problema del genere quando è già in fase avanzata, ovvero quando i ragazzi sono già costretti a rubare in casa per finanziare le giocate, per ripagare i debiti o, peggio, sono già finiti alla mercé di gruppi criminali. Per mettere in piedi un progetto del genere serve una vasta collaborazione con il coinvolgimento di esperienze e professionalità varie: per questo vorremmo aprire un dialogo con il Csv in modo da coinvolgere altre realtà nella progettazione e realizzazione del centro».
Come altre associazioni ed ets, Finetica aderisce al Movimento SlotMob, attivo dal 2013, che promuove esercizi commerciali che rinunciano all’azzardo, trasformando gli spazi in luoghi di socialità. Nelle settimane scorse, SlotMob ha tenuto una conferenza in Senato rilanciando tre richieste chiave: revisione delle concessioni, divieto totale di pubblicità (sul modello del tabacco), concessioni a enti no-profit. Il gioco in Italia è ormai una “gigantesca sperimentazione sociale” che colpisce i più fragili. Il professor Maurizio Fiasco, che ha relazionato durante la conferenza in Senato, ha mosso una critica alla contraddizione dello Stato italiano che, da un lato, cerca fondi (come l’8 per mille) per combattere le dipendenze, e dall’altro, trae crescenti introiti fiscali proprio da queste stesse dipendenze (gioco d’azzardo, alcol, tabacco, cibi ipercalorici).
«Si parla di una “addiction fiscale” dello Stato, – dalla sintesi della relazione di Fiasco – che si trova in una situazione di “doppio vincolo”: per mantenere il gettito fiscale, deve diffondere e cronicizzare la dipendenza tra i cittadini». I numeri purtroppo parlano da soli: tra il 2004 e il 2024 le giocate sono aumentate del 346 % i e i ricavi dello Stato hanno raggiunto 8,7 miliardi. Oltre 20 milioni di italiani hanno giocato almeno una volta, di cui 1,5 milioni classificati come “patologici”; la spesa media familiare supera i 5 000 euri annui. In Campania, in particolare, il fenomeno è significativamente acuto. Nel 2023 il totale giocato online pro-capite ha superato i 2 000 euro, con medie di 2 929 euro a Napoli, Salerno e Caserta. Sono numeri che si traducono in gravi conseguenze sociali, economiche e familiari: la Campania registra il maggior numero di pazienti in cura per disturbo da gioco d’azzardo ed è prima in Italia per spesa pro capite per le scommesse.
di Mary Liguori

 

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