Un punto di partenza, ma soprattutto un segnale di speranza. La sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sulla Terra dei Fuochi rappresenta, per chi da anni si batte per il risanamento ambientale del territorio, una svolta significativa. «Nel 2019 ho iniziato a collaborare con Let’s Do It Italy, portando avanti un’attività di monitoraggio della situazione ambientale nella Terra dei Fuochi», racconta l’avvocato Raffaella D’Antonio, «un percorso che ha permesso anche all’associazione Let’s do it Italy di intervenire come parte terza nella causa davanti alla Cedu. Quella decisione rappresenta l’inizio di una nuova fase, che dovrà essere segnata da un monitoraggio costante e da un impegno concreto per la rinascita del nostro territorio».
Ed è proprio da qui che nasce il Polo della Sostenibilità Ambientale, nel cuore del Parco Nazionale del Vesuvio, una struttura rigenerata da un passato di degrado, che diventa simbolo di un futuro possibile. A spiegare nel dettaglio le attività è Giulio Iocco, tra i responsabili del progetto: «Il cuore del polo sarà il monitoraggio dei rifiuti tramite la centrale digitale e l’app Threshold. Sarà un’attività itinerante di mappatura dei versamenti illeciti, soprattutto nei sentieri del Vesuvio, realizzata da sentinelle ambientali formate ad hoc. Non solo: ci saranno anche laboratori di educazione agroalimentare, iniziative di sensibilizzazione sull’agricoltura sostenibile e uno showroom permanente che collegherà cittadini consapevoli e aziende locali».
Il progetto ha radici profonde, come ricorda Vincenzo Capasso: «Siamo partiti oltre 12 anni fa, da un’idea di giovanissimi volontari, e oggi abbiamo una struttura stabile, situata all’interno di un’area Natura 2000. Con partner eccezionali e le guide escursionistiche del Vesuvio, vogliamo fare del polo un esempio di educazione ambientale e di cittadinanza attiva». E’ il trionfo del terzo settore perché il progetto, finanziato dalla Regione Campania con fondi statali dei ministeri del Lavoro e delle Politiche sociali, è opera di Let’s Do It ma ha visto la partecipazione di un gruppo di associazioni di volontariato con una storia radicata sul territorio.
Angelo Buonomo, di Sott’e Ncoppa, ha sottolineato la portata sociale dell’iniziativa: «Vogliamo valorizzare i terreni inutilizzati per promuovere agricoltura biologica e sociale. È una sfida incredibile, ma siamo pronti ad affrontarla insieme alle comunità». Anche Giulia Sodano, dell’associazione N’Sea Yet, insiste sull’importanza dell’attivismo dal basso: «Agiamo sul territorio con azioni di volontariato diretto: raccogliamo rifiuti, piantiamo alberi, coltiviamo educazione ambientale. Vogliamo trasformare lo spazio in bellezza».
Sul fronte agroalimentare, Mario Riccardi di Slow Food Vesuvio si è soffermato sulla necessità di un nuovo paradigma: «Agricoltura sostenibile e tutela della biodiversità devono andare di pari passo. Dobbiamo produrre cibo buono, pulito e giusto per tutti». Il supporto delle istituzioni locali è stato cruciale per la riqualificazione dello spazio. Come racconta il sindaco di San Sebastiano al Vesuvio, Giuseppe Panico: «Quell’immobile era un ex canile, poi diventato autoparco. Grazie al terzo settore, oggi è rinato. Siamo grati per il Polo e per il contributo che darà alla nostra comunità».
A dare forza all’iniziativa la presenza del vicepresidente della Camera, Sergio Costa: «La partecipazione dei cittadini è essenziale. Dobbiamo fare monitoraggio avanzato, ma anche educazione, formazione, esperienze concrete. Solo così potremo tutelare davvero il nostro patrimonio naturale». Dalla Terra dei Fuochi al Vesuvio, dal degrado alla rigenerazione: la sfida è lanciata. E oggi, più che mai, la speranza ha le radici nella terra.