Il cosiddetto “caso Bibbiano” è stato per anni al centro di polemiche politiche, mediatiche e giudiziarie. Un’indagine nata nel 2019 chiamata “Angeli e Demoni”, che ha portato sotto i riflettori il sistema degli affidi in tutta Italia a partire dal comune di Bibbiano (Reggio Emilia), e che da pochi giorni è arrivata al suo epilogo giudiziario. Ma cosa resta davvero dopo la sentenza definitiva? E cosa abbiamo imparato, o magari dimenticato? Dopo anni di udienze, rinvii, accuse e smentite, il tribunale di Reggio Emilia ha chiuso il caso con un quadro molto diverso da quello dipinto inizialmente dai media. Nessun traffico di minori, nessuna rete criminale per strappare i figli alle famiglie. Le accuse più gravi sono cadute. Chi come me segue da anni l’inchiesta non ha potuto fare a meno di leggere anche la riflessione del presidente dell’Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia (AIMMF), Claudio Cottatellucci, che ha scritto una lettera aperta per commentare non solo la fine del processo, ma anche il clima di disinformazione e attacco sistematico al sistema del Welfare minori italiano e alla magistratura minorile che si è respirato per anni. Nella sua lettera, Cottatellucci esprime con fermezza un concetto chiave: la giustizia minorile ha bisogno di tutela, non di campagne denigratorie. Ha sottolineato come, in nome della strumentalizzazione politica, siano state messe in discussione intere professionalità – assistenti sociali, psicologi, giudici minorili, con danni enormi per il sistema di protezione dell’infanzia. Il presidente ha anche ricordato che nessuna struttura può essere perfetta, ma che il sistema degli affidi in Italia è tra i più garantisti in Europa. Ha infine lanciato un appello alla politica: abbassare i toni e riportare il dibattito sulla tutela dei minori su binari razionali e rispettosi.

Ma cosa ci resta davvero? Ora che il sipario è calato, abbiamo la responsabilità di tornare a una narrazione più equilibrata. La tutela dei minori è un tema troppo delicato, lo dico sempre, e va trattato con estrema cura. La predita di fiducia che la collettività ha operato nel sistema della protezione dell’infanzia e della giustizia minorile va pian piano riconquistata attraverso il lavoro quotidiano che tanti operatori sociali svolgono con professionalità e imparzialità e, come riporta nella lettera il Presidente Cottatellucci, “del resto posizioni prese da tutti quelli che per anni hanno screditato il sistema di protezione infanzia italiano, ad oggi non hanno preso la parola per tornare sui loro passi, dimostrando di non accettare pensieri diversi e di nutrirsi solo delle loro certezze, come le profezie che si autoavverano”.

Marianna Di Candido - Assistente Sociale

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