BOLOGNA. In 10 anni in Italia sono stati uccisi 8000 pedoni e più di 200 mila sono stati feriti. Una vera e propria strage che evidenzia la mancanza di sicurezza per gli utenti deboli della strada. Un terzo di queste persone è stata falciata mentre attraversava sulle strisce pedonali. Serve, quindi, un impegno diffuso per cambiare la cultura della strada, abbandonando valori come “velocità” e “prepotenza” per abbracciare quelli del rispetto per gli altri. È questo l’obiettivo di “Siamo tutti pedoni”, la campagna promossa dai sindacati dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, dal Centro Antartide e dall’Osservatorio per l’educazione stradale e la sicurezza della Regione Emilia-Romagna sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica con l’adesione del Comune e della Provincia di Bologna. Dal 18 aprile fino a giugno sono previste iniziative in diverse città (oltre a Bologna anche Roma, Napoli, Milano, Trieste e Venezia) e iniziative nelle scuole. L’obiettivo? Far crescere la consapevolezza che la strage di pedoni può essere ridotta facendo rispettare le regole, educando a una nuova cultura della strada, rendendo più sicure le strade, attuando un’azione repressiva e preventiva più intensa e incisiva e suscitando un protagonismo diffuso a favore di questa impresa civile nelle istituzioni, nelle scuole e nella società.
“SIAMO TUTTI PEDONI”. La campagna “Siamo tutti pedoni” è stata adottata da associazioni, scuole e istituzioni ed è sostenuta da volti noti come Piero Angela, Milena Gabanelli, Massimo Gramellini, Licia Colò, Margherita Hack, Vito, Valerio Varesi, gli attori di “Un posto al sole” Patrizio Rispo e Marzio Honorato, Franco Taggi, i fumettisti Pillinini, Vauro, Rebori, Pat Carra, Guerrini, Mausoli e Giuliano. Ci sono anche Diabolik e Luporosso. Nelle prossime settimane sarà diffuso un libretto (5.000 copie solo a Bologna) con vignette e messaggi associati ai personaggi. Lo scopo è diffondere il messaggio che le tragedie stradali si possono prevenire: si parla di “incidenti” come se si trattasse di eventi casuali o fatalità che non possono essere evitate, ma si tratta di tragedie con cause ben precise che possono essere rimosse. Le cause? Il mancato rispetto delle regole e del buon senso. Ecco perché serve un impegno diffuso per cambiare la cultura della strada. Un passo in avanti è stato fatto con le modifiche al codice della strada che riconoscono esplicitamente il diritto alla precedenza dei pedoni sulle strisce. Quello che manca è la cultura del rispetto di chi cammina. La sfida che lancia “Siamo tutti pedoni” è quella di determinare adesso un cambiamento culturale che sensibilizzi al rispetto del diritto alla mobilità dei pedoni, anche disabili, e che sottolinei il valore del camminare con i suoi benefici per la salute e per l’ambiente.

di Francesco Gravetti

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