Costruzione di una rete stabile con un partenariato con una consultazione continua con il Comune di Napoli per la realizzazione di strumenti di consultazione permanente, individuando anche le criticità da colmare, creando una lavagna interattiva e sulle opportunità connesse allo sviluppo dei servizi in grado di rispondere alle varie esigenze. In più, attivare servizi che consentano di definire un’inclusione socio-lavorativa sul territorio per i migranti Sono tra i principali obiettivi del tavolo tematico, nell’ambito del progetto Scic – Sistema Cittadino per l’Integrazione di Comunità, con l’ente comunale come capofila. “Naka liguey bi?’’, frase di lingua africana occidentale che tradotto significa, “dove va il lavoro?’’ è la domanda. A discuterne nel pomeriggio di mercoledì nella sala Pignatiello, il primo di una serie di incontri delle 6 linee del progetto, soggetti del terzo settore quali la Less, Generazione Vincente – Academy, Libera Contro le Mafie, CIDIS Impresa Sociale, Gesfor APL, ActionAid Napoli, Traparentesi APS, Comune di Napoli, Dedalus cooperativa sociale, Adecco, Centro per l’Impiego Napoli Est, Anpal Servizi, Consulta comunale Immigrati, Assessorato alle Politiche Sociali, Consvip Lavoro, Centro Formazione e Sicurezza a Napoli – CFS Napoli.
I dati- Secondo i dati Istat elaborati dalla relazione del ricercatore dell’Università Federico II di Napoli, Dipartimento di Scienze Politiche, Alessio Buonomo la Regione Campania è quella che ha la percentuale più alta di stranieri dell’intero Sud Italia (come incidenza però dietro a Calabria e Abruzzo), con il 6,5%, con una quasi equa distribuzione tra uomini e donne presenti. La sproporzione è invece più marcata sull’occupabilità, appannaggio soltanto del 40% delle donne straniere. La nostra regione, ravvisa il ricercatore Buonomo, «sulla disoccupazione degli stranieri guadagna delle posizioni, ora al quinto posto con il 64% e quindi tra le regioni più basse d’Italia». Una differenza sostanziale la si vede ad esempio per il settore agricolo: negli italiani è residuale, al 4%; negli stranieri sono il 10%. Ancora più grande la differenza sul lavoro domestico. Il 22,5% lo svolge gli stranieri, soltanto l,12% gli italiani. Il ricercatore della Federico II poi sottolinea: «Il 24,3% del lavoro manuale specializzato viene svolto in Campania dagli italiani, per gli stranieri è 21,5% con una differenza minima. Più marcate sulle posizioni dirigenziali, professioni intellettuali e tecniche. Tra gli italiani è 1 su 3, pari 34,6%, per gli stranieri a 3,5%. Quasi la metà degli stranieri è occupata nel lavoro manuale non qualificato, invece per gli italiani è pari al 10%». Ciò conferma un trend. «Non c’è una competizione tra stranieri e italiani nell’occupazione ma tendenzialmente gli stranieri fanno lavori che gli italiani non fanno» afferma il dottor Alessio Buonomo. A
di Antonio Sabbatino