A 17 anni è già tra i primi venti velocisti in Italia nella sua categoria. Jallow Mamadou, classe 2006, originario del Gambia, è una promessa dell’atletica leggera, sport che coltiva sin da quando era piccolo e che qui in Italia è diventato per lui sinonimo di integrazione. E pensare che Mamadou è arrivato a Napoli, passando per Lampedusa, soltanto nell’ottobre 2022. «Quando lo abbiamo accolto qui da noi, non parlava una parola di italiano. Eppure, già durante i colloqui conoscitivi, ci ha fatto subito capire quanto correre fosse importante per lui mostrandoci delle foto in cui appariva con delle medaglie al collo. Gareggiava già nel suo paese», racconta Gorizia Olivares, coordinatrice della struttura di accoglienza per minori stranieri non accompagnati “Casa Sabir” gestita a Boscoreale (Via Cangiani 33) dalla cooperativa sociale Less. È qui che Mamadou viene ospitato, dopo aver trascorso un mese in un Cas (Centro di accoglienza straordinaria). Sempre qui, muove i primi passi di riavvicinamento verso la sua grande passione. «Subito ci siamo attivati attraverso la rete e ci siamo messi in contatto con un’associazione sportiva di Portici, dove ha cominciato a fare delle prove e, successivamente, ad allenarsi», continua la Olivares.
Un lungo viaggio attraverso il Mediterraneo – che Mamadou ha il coraggio di affrontare perché viene spinto da quella che definisce “una lunga storia” – lo porta ad approdare qui. Dopo aver perso suo padre e aver sfidato la sorte, il giovanissimo sceglie di andare via, anche perché non gli permettevano di fare una delle cose che amava di più: allenarsi. «Quando corro, sono felice», dice lui oggi attraverso la sua interprete. «Riservato, inquadrato, educato, uno che si impegna nello sport come nella scuola e fa progressi incredibili in così poco tempo» dicono di lui le operatrici che lo conoscono. Facile immaginare quale sia il sogno di questo ragazzo: «Voglio diventare un atleta professionista, ora vorrei soprattutto che qualcuno mi sponsorizzasse», riesce a dire tra molte reticenze. Lui che sì, si trova bene in Italia, anche se, tranne i suoi compagni in struttura, non ha molti amici a Napoli, perlopiù conosce persone a Roma e sui social. Perché Mamadou è sempre stato proiettato sull’allenamento.
Al punto che non ci vuole molto a Valentina Di Matteo, allenatrice del team della Atletica Leggera Portici insieme a Gianluca De Luca, per capire che questo ragazzo ha un talento: «Mamadou ha vinto quasi tutte le gare a cui ha partecipato. Si è classificato primo sia per le gare invernali sui 60 metri, sia per quelle estive, sui 100 metri, 200 metri e staffetta 4×100. Oggi non solo è tra i primi 20 velocisti in Italia nella categoria under18 ma fa parte anche di una graduatoria internazionale. Le potenzialità ci sono ma è chiaro che è presto per avventurarci in altri discorsi. Noi cerchiamo di far crescere i nostri ragazzi prima di tutto nella mentalità, dando delle regole, poi piano piano si fa tutto il resto. Oltretutto, la pratica sportiva è recente. Ha cominciato ad allenarsi solo verso la fine dell’anno». Il traguardo sarebbe quello di fare il salto di qualità dalle gare di livello regionale a quelle nazionali, ma per partecipare ai campionati italiani, è necessario avere la cittadinanza. In realtà, la legge prevede che fintanto che sono minori, gli atleti stranieri possono partecipare e vincere, avendo anche il riconoscimento di campioni italiani. Dopo i 18 anni, possono ancora partecipare ai campionati ma senza potere essere dichiarati campioni in caso di vittoria. «La maglia azzurra resta una chimera, anche se ci sono stati casi di giovani non cittadini italiani per i quali è stata velocizzata la pratica di cittadinanza per meriti sportivi, ma non sempre è una strada percorribile», spiega Valentina Di Matteo.
Per il momento le giornate di Mamadou trascorrono così, tra allenamenti mattutini a Portici e la scuola il pomeriggio a Torre Annunziata. «Lo vediamo crescere giorno per giorno. Frequenta la scuola con molto profitto, infatti ha già conseguito il livello di Italiano A2 e l’anno prossimo frequenterà la terza media», dice Gorizia Oliveras, che oltre alla struttura di Boscoreale coordina anche le attività della comunità di accoglienza gestita dall’impresa sociale Less al centro storico di Napoli.
La sigla Less sta per “Lotta all’esclusione sociale per la sostenibilità e la tutela dei diritti”. La cooperativa sociale napoletana da oltre 20 anni è impegnata a garantire tutela, diritti e pari opportunità a italiani e stranieri. I progetti di accoglienza gestiti dall’impresa garantiscono ai richiedenti, ai titolari di protezione internazionale e ai minori stranieri non accompagnati (msna, ai quali può essere riconosciuto il permesso di soggiorno fino al raggiungimento dei 18 anni) interventi di “accoglienza residenziale integrata”. «Siamo l’ente principale che gestisce l’accoglienza residenziale per minori in Campania con le nostre comunità alloggio in cui si lavora con piccoli gruppi – spiega il presidente Giulio Riccio – Ne abbiamo in gestione 9 sulle 10 complessive presenti in regione». Esattamente tre in provincia di Napoli, una a San Giorgio a Cremano e una in centro città, cui si aggiungono due in provincia di Avellino e altre due in provincia di Salerno. Complessivamente i minori accolti in queste strutture sono 200. Ragazzi che vengono seguiti attraverso percorsi di accompagnamento psicologico, assistenza legale, orientamento ai servizi e inserimento nel mondo del lavoro, sempre attraverso un progetto individualizzato, coordinato da un lavoro di équipe integrato e multidisciplinare.
Anche se c’è ancora molto da fare per assicurare ai giovani che arrivano qui da altri paesi un futuro. Lo nota proprio Giulio Riccio: «C’è un disinvestimento sui minori stranieri che ricevono praticamente un trattamento discriminatorio rispetto ai loro omologhi italiani. Basti pensare che per l’accoglienza degli italiani si spende una cifra che può arrivare a 200 euro al giorno, mentre per un minore straniero, la quota giornaliera raggiunge appena i 45 euro. C’è una chiara violazione dei principi costituzionali, sebbene alle comunità ospitanti vengano richiesti esattamente gli stessi standard». Tra i progetti di integrazione realizzati con successo dalla Less c’è la creazione della Tobilì, cooperativa sociale e cucina multietnica, che attualmente gestisce due bistrot, uno in centro storico a Napoli, l’altro a Castellammare, oltre a fornire pasti alla mensa aziendale della Stazione zoologica Dohrn nella sede della Villa comunale.
di Maria Nocerino